Associazione Fondazione LUCIANO MASSIMO CONSOLI

25 aprile 2008

LETTERA APERTA AGLI AMICI DELLA FONDAZIONE LUCIANO MASSIMO CONSOLI

Carissi** tutt**

forse saremmo tutti curiosi di sapere come avrebbe vissuto papaMax quest'atmosfera elettorale 2008. Preballottaggio per Roma e Provincia..!

Certo penso che ci saremmo accaniti in discussioni anche vivaci, ma non è possibile, e così ciascuno di noi sa solo come la vive lui/lei,in proprio.

Per parte mia la sto vivendo in modo un po' schizofrenico, e molto, molto faticoso e non mi nascondo che si presenta in modo estremamente sfuggente, soprattutto per quel che riguarda i rapporti interpersonali e interpolitici. Cioè, s se da un lato mi coinvolge con il normale mix di curioso entusiasmo che comporta qualunque occasione di un possibile cambiamento -perchè tutto è possibile (?), ne abbiamo visto un notevole esempio - dall'altro invece sento una insofferenza profonda e a un'indignazione di fondo perchè continuo a vedere e sentire anche persone normalmente intelligenti comportarsi in modo apparentemente dissennato, spesso addirittura incomprensibile.

Ho sentito discorsi ed esortazioni "all'antifascismo" di piazza contro i candidati del PdL, robaccia di maniera che manco nel '68 poteva venirci in mente di proporre come "azione politica", da parte di esponenti di spicco di quella che si autoreferenzia come intelligentia della politica gay di sinistra, e per giunta gabellate per unica forma di lotta di liberazione omosessuale, roba che non pensavo davvero potesse essere mai più possibile albergasse in menti civili nell'anno Domini 2008. Pensavo, dal profondo della mia ingenuità, che almeno qualche piccolo passo avanti nella direzione del confronto democratico reale, con tutti, sulla questione del diritto/dovere di pari dignità fosse stato fatto, almeno da chi non ha come forma di omosessualità militante solo quella da disco o da dark...

Ebbene, evidentemente sognavo, la realtà è fatta di stereotipi comportamentali di stampo razzista ed è diffusa anche tra chi del razzismo e dell'apartheid ha subito da secoli l'intolleranza, la discriminazione: la Comunità varia sta mostrando un livello di degradazione umana così profonda da trascendere pure il ricordo di un richiamo a una sorta di diritto naturale al rispetto reciproco.... e non presenta nessuna diversità almeno in questo, con la comunità degli omofobi.

Così, anche se forse ce ne siamo accort* in tre, l'altra sera al Circolo Mieli si è consumato un teatrino ignobile in cui l'ignavia, abbinata alla omologazione, con condimento di stereotipi pseudo-ideologici e slogan, ha partorito un mostro di auto-apartheid assolutamente antidemocratica e soprattutto, suicida. Suicida, sì, perchè senza lo studio (fino alla conoscenza vera, quella non nozionistica) della storia, della nostra, di tutta, compresa quella dei pretesi avversari, il futuro non potrà mai appartenerci, non potrà mai essere modificato davvero come dicono di desiderare, non sarà possibile altro che ripetere schemi ormai decrepiti e rituali, come una qualunque chiesa, con tutti i corollari relativi....

Sono troppo vecchia e troppo abituata a osservare, a capire, a conoscere, a ricordare, a rielaborare e anche a mettere in gioco la mia esistenza, per dover vedere che la "mejio gioventù del secondo millennio" sta sprecando il suo tempo recitando "alle signore" o "alla politica", come l'hanno abituata a fare con "la religione", "lo studio", il lavoro" e pretende pure che ciò sia quel che ci vuole, e di saperlo meglio di qualunque altro...
Non è sfiorat* neppure dall'ombra di un dubbio...
Una serata sprecata, peccato, e dopo l'ennesima ripetizione di "battuta" ho rinunciato (almeno per quella sera) anche alla speranza di ascoltare qualcosa di autentico, umano, senza ipocrisia, e anche alla presunzione che forse avrei potuto dare un contributo per uscire dall'empasse...
Davvero il sonno della ragione genera mostri, e mostri molto poco simpatici, che mi provocano spasimi di indignazione profonda e incoercibile.

Così in questi giorni mi rendo conto sempre di più che, se da un lato vorrei emigrare in un altro universo, devo assolutamente cercare comunque (e non so se ci riesco sempre) di mantenere gli occhi e le orecchie bene aperte e il cervello e la logica in attività, prima della lingua o altro.

Non sono mai stata a mio agio nelle letture delle pieghe del politichese, come dei vari personaggi e gerghi politichesi, anzi provo un profondo senso di disagio se mi ritrovo coinvolta in pseudo discussioni di cui non conosco né i termini esattamente, né tantomeno i fini, tipo quella che si è innescata sul "sindaco"tempo addietro nella ML , ma che è stata e persiste nell'essere in realtà una discussione di carattere non politico, ma morale...anzi moralista.

Vi lancio una proposta operativa di riflessione: visto che un fine comune potremmo averlo, proprio nell'ottenere quello spazio di documentazione che si propone di realizzare la Fondazione, in nome e per conto di quel che il nostro comune amico ha cercato di realizzare senza riuscirci, ritenete forse che questo possa e debba essere dipendente da chi occuperà "per voto democratico" la carica di Sindaco di Roma?

Può essere, ma non per questioni di schieramento. E affermo che dipende solo da noi, dalla nostra capacità di essere coes** e determinat** pretendere e ottenere, da chiunque occupi quella carica, chiunque "vinca" queste elezioni, ciò che a Massimo è stato sempre in un modo o nell'altro negato. In tre o in cinquemilioni non fa gran differenza, non è questione di numeri ma di qualità dell'azione.

Ribadisco ciò che ho già scritto:
per realizzare l'Archivio Consoli della Comunità Varia ( bello, ricomposto tra Archivio di stato e personale, catalogato e consultabile on line) insomma la Casa della Cultura della Liberazione Sessuale, qualunque sia il colore e il genere del sindaco, "Il Sindaco" va messo DA TUTTI NOI immediatamente dopo essere stato eletto ( e cioè dopo le rituali promesse elettorali) davanti alle sue responsabilità, perchè è il nostro primo referente, in assoluto. Segue, in ordine ma assieme, il Presidente della Provincia.

E non è che andremo a chiedere e a pregare che ci venga concesso per favore, a noi LGBTQ, a noi fondaroli.

E' semmai un favore che la Comunità Varia, attraverso l'opera di Massimo ma non solo, e continuandola, rende a tutta la popolazione del nostro paese, senza distinzione di identità di genere (sesso), appartenenza linguistica/culturale (razza, lingua), credo religioso o ateo (religione). Insomma una grande opportunità offerta al "rappresentante democraticamente eletto dei cittadini di Roma" di impegno e visibilità concretamente contro la discriminazione e la diseguaglianza, in primo luogo.

E poi sarebbe solo un risarcimento di anni di discriminazione e di oblio, per ristabilire un criterio di parità nella cultura italiana, privata fin dall'inizio dello stato Italiano di una parte cospicua e importante della sua ( della cultura italiana) identità, e che in tal modo potrebbe venire finalmente restituita al nostro paese.
Alba Montori

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