Associazione Fondazione LUCIANO MASSIMO CONSOLI

26 settembre 2009

TRE PORCELLLINI, QUATTRO GATTI E DIECI FANTASMI ...

Cari tutte e tutti,

siamo reduci dalla serata di ieri, giovedì 24 settembre, dove abbiamo assistito ad uno spettacolo di alto trasformismo, quando una manifestazione che era stata indetta dalle istituzioni insieme alle associazioni LGBTI, quale risposta ai feroci atti di violenza omofobica di questi ultimi mesi, si è trasformata in una generica manifestazione contro la violenza e l’intolleranza, che è servita solo da pretesto per una squallida passerella mediatica della politica, e non solo.

Così insieme al presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo (che non ha saputo assolutamente entusiasmare la folla), al presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti (l’unico che dal palco abbia parlato di omofobia e diritti negati, venendo sommerso da una marea di applausi), al sindaco Gianni Alemanno (che non ha MAI citato la parola gay), si sono visti in piazza tutta una serie di nani, saltimbanchi, clown e ballerine, fra i quali spiccavano l’ex sindaco Veltroni, che ogni tanto “riciccia” (come diciamo noi a Roma), l’europarlamentare Tajani, che il sindaco avrebbe voluto farlo nel 2001, Franceschini, in maniche di camicia, a caccia di consensi per le primarie del suo partito, il sottosegretario Roccella, nota per le sue intemperanze contro di noi, a braccetto con un sacerdote della diocesi romana, a testimonianza della loro vicinanza ai discriminati e agli emarginati che vivono in questa città (esclusi ovviamente noi omosessuali).

Sì perché la cosa buffa che è capitata, è che per ottenere l’adesione di gente tipo la ministra Carfagna (che ora improvvisamente si accorge che noi esistiamo e convoca le associazioni gay per un incontro), la Mussolini (quella di meglio fascisti che froci) e del Vaticano stesso, gli organizzatori sono stati costretti, man mano che i giorni passavano, a togliere dalla piattaforma rivendicativa e da tutti i comunicati stampa ogni singolo riferimento all’omofobia.

Peccato, l’ennesima occasione sprecata da parte di chi ora pensa di avere un alibi, potendo dire: “ma no io non sono omofobo, ero persino alla fiaccolata”, scordandosi che omofobia non vuol dire accoltellare i gay (o meglio, non solo), ma che un comportamento omofobo è anche quello di coloro che ci negano ogni sorta di diritto civile e di dignità giuridica.

Si sono visti anche gruppi di destra di scorta al sindaco, con sventolanti bandiere tricolore (decisamente abusato negli ultimi tempi), sindacati come l’UGL (e magari la Polverini è davvero contro l’omofobia, non mi sorprenderebbe), ma anche associazioni cattoliche di varia natura e genere, più altra umanità varia normalmente assente alle nostre iniziative, in una specie di carosello impazzito che se me lo avessero descritto una decina di anni fa avrei pensato ad una sorta di corto circuito mentale collettivo. Ma i tempi cambiano, evidentemente.

Degna di nota è stata poi l’iniziativa, promossa con enfasi alla vigilia dell’appuntamento, di alcuni volti noti del movimento gay romano, in maggioranza espressione dei gruppi auto-convocati che in questo periodo stanno manifestando ogni venerdì sera nelle piazze; non riuscendo ad avere una posizione univoca (difficile per gruppi così disomogenei in cui c’è tutto ed il contrario di tutto), hanno voluto rimarcare la propria partecipazione, anche se a titolo personale, mascherandosi da fantasmi.

Il significato, secondo il loro punto di vista, era quello di segnalare la condizione di invisibilità degli omosessuali (?), cosa che noi di Certi Diritti Roma non abbiamo condiviso per due ordini di motivi: il primo è che non ci sentiamo affatto invisibili, anzi, siamo direi fosforescenti ed intenzionati con la nostra visibilità a non dare tregua a chi ci discrimina.

Il secondo motivo è che si rischiava di inficiare il senso della manifestazione, con un gesto che poteva (e voleva) essere inteso come una provocazione, laddove per la prima volta dopo 15 anni le autorità locali sarebbero dovute scendere in piazza per i nostri diritti (Gay Pride di Roma del 1994, con la timida apparizione di Rutelli). Il tutto è poi stato superato dai fatti, visto come sono andate le cose, ma all’inizio molti di noi ci credevano davvero in questo appuntamento.

Comunque, senza voler entrare troppo in polemica, vi dico che la battuta migliore l’ha data Marco, il mio compagno, quando guardando lo sparuto gruppo di incappucciati al seguito di uno striscione bianco ha detto: “Fantastica l’idea di fare i fantasmi; gli è riuscita talmente bene che quasi non si vedono”.

A me, che sono un po’ meno ironico, ricordavano più gli adepti del Ku Klux Klan, e in quel contesto mi sembravano davvero fuori luogo.

By the way, ognuno cerca di arrivare all’obiettivo comune con i percorsi che la propria specificità gli suggerisce. L’importante è non perdere mai di vista il punto di arrivo, che deve essere ben chiaro in mente per tutti e, come dice sempre il nostro segretario nazionale Sergio Rovasio (nonché autorevole membro di CD Roma), mai fermarsi a vedere il dito sporco che indica il cielo, ma guardare la luna.

Chiudo questa lunga nota (cappero, quando mi infervoro scrivo davvero tanto) e invito chiunque voglia dire qualcosa a scrivere un commento, sarei curioso di sapere cosa ne pensiate.

Luca (Lucky) Amato [Associazione radicale ‘Certi Diritti’ Roma]

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