Associazione Fondazione LUCIANO MASSIMO CONSOLI

28 gennaio 2010

EMPOLI, CARCERE DEDICATO AI TRANSESSUALI

Ricavato in un ex istituto femminile. Corsi di aggiornamento per gli agenti

EMPOLI- Era il modello per recuperare donne con problemi di droga, diventerà modello per la detenzione di persone che hanno cambiato sesso. Il carcere per detenuti transessuali di Pozzale, a Empoli, sta per diventare realtà: lo ha annunciato il provveditore toscano dell’Amministrazione penitenziaria, Maria Pia Giuffrida, la quale ha spiegato che «già a fine marzo potrebbero esservi trasferiti circa 30 detenuti trans che al momento sono ospitati in un’ala dedicata del penitenziario di Sollicciano a Firenze». Giuffrida ha presentato la nuova struttura di Empoli incontrando i trans nel carcere di Sollicciano: «Mi sono sembrati tutti molto soddisfatti per questa novità» ha poi riferito. Un percorso lungo, iniziato nel novembre 2008, quando emerse la possibilità di trasformarlo da Casa circondariale femminile a custodia attenuata a struttura penitenziaria dedicata ai trans. La sicurezza sarà affidata a 40 agenti, donne e uomini.

Inaugurato l’8 marzo 1997, l’istituto empolese del Pozzale era fiore all’occhiello per varie sperimentazioni dedicate al recupero e al reintegro nella società delle detenute, tutte con un passato legato alla tossicodipendenza. In quel piccolo «fortino» di cemento armato le ragazze seguivano corsi di cucina e cucito, facevano teatro, coltivavano l’orto e pubblicavano un periodico, «Ragazze fuori». Con l’indulto, molte lasciarono il carcere e da allora il numero delle detenute non è più cresciuto.

Il carcere è stato per un lungo periodo praticamente vuoto, con solo due o tre detenute e oltre 20 agenti di polizia penitenziaria a garantire la sicurezza. Da qui l’idea di usare questa struttura per i trans.

L’edificio mette a disposizione oltre mille metri quadrati, distribuiti su due piani, con 26 celle spaziose e ben arredate, una biblioteca, una sala ricreativa, un gabinetto dentistico, l’infermeria, un campetto sportivo, un ettaro di ulivi, una serra e un’azienda agricola dove si producevano vino e olio. Fra qualche settimana tutto questo sarà a disposizione dei trenta detenuti trans in arrivo da Sollicciano, dove sono reclusi in una apposita zona con vari problemi, come quello dell’ora d’aria, diversa da quello delle donne e degli uomini che non vogliono incontrare i transessuali.

«E una buona notizia, che concretizza un lavoro svolto in questi anni tra l’Amministrazione toscana e le associazioni trans del territorio, in particolare con Trans Genere, Ireos e Mit» ha detto Aurelio Mancuso, presidente nazionale di Arcigay. «Questo progetto pilota, che intende in primo luogo togliere da indebite restrizioni le persone trans detenute, che in quanto tali devono subire nelle carceri italiane diverse limitazioni e discriminazioni, si propone anche di favorire un’azione di presa in carico di queste persone e di compiere, in collaborazione con le istituzioni e le associazioni, un lavoro di integrazione e avvio all’occupazione. Spero vivamente che il progetto di Empoli - ha concluso Mancuso - possa nel tempo esser seguito in altre città italiane».

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