Associazione Fondazione LUCIANO MASSIMO CONSOLI

1 giugno 2010

... PERCHE' NON CI STIAMO ...

Abbiamo deciso di non partecipare al percorso del Pride di quest'anno, soprattutto per l'evidente azione di spaccatura del movimento e della Comunità Varia che le due forze egemoni hanno portato avanti, cioè DGP e Arcigay di Roma e non solo. Gaylib, al suo esordio nella stanza dei bottoni del Pride romano, non aveva altra scelta che quella fatta, perché l'omofobia mascherata da antifascismo andava battuta e così è stato .... insomma, non tutto il male vien per nuocere.

Ora il documento politico, pervenutoci ieri l'altro, dal sito ufficiale del Pride 2010, sembra non essere ancora il documento definitivo, secondo voci che parlano di modifiche e aggiunte che a noi non sono pervenute: perciò è su questo documento che ci esprimiamo.

Tre punti ci hanno lasciato perplessi e non ci permettono di sottoscriverlo,confermando la scelta fatta ad inizio mese:

1) sull'adozione si richiede una legge specifica per permettere il riconoscimento del diritto alla genitorialità in assenza di matrimonio per una coppia omo: la stessa cosa NON è richiesta alle coppie etero: ogni legge "speciale" fatta solo per noi va rifiutata se non serve a proteggerci ma solo a differenziare la qualità dei diritti rispetto al resto della popolazione italiana.

2) sul tema delle religioni nei confronti della nostra Comunità, non si fà alcuna distinzione tra ebraismo, molto favorevole a livello mondiale alle nostre istanze e in specie nel nostro Paese, e le due altre religioni monoteiste; quelle "cristiane" sono poi accomunate in un unico calderone, non citando gli amici Valdesi, a cui molti di noi versano l'8 per mille, chissà come mai, nè le varie sfumature della chiesa protestante: insomma il motto fascista "molti nemici, molto onore" sembra essere stato adottato da chi ha scritto e approvato il documento politico.

3) la parte più grave me l'ha fatta notare Alba: totale assenza di richieste o anche solo di segnalazioni per la parte della nostra Comunità che non ha la pelle giusta, che non parla correttamente italiano, che magari è "provvisoria" qui o addirittura è clandestina: ma sempre LGBTQI è, ma con diritti negati peggio che a un topo di fogna: se non ci pensiamo noi, chi ci penserà? O vogliamo tra 30 anni chiedere perdono ai nostri compagni sessuali non regolari, non italiani nè di lingua nè di passaporto?

Associazione ‘Fondazione Luciano Massimo Consoli’

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