Associazione Fondazione LUCIANO MASSIMO CONSOLI

7 febbraio 2011

LA RELAZIONE DEL PRESIDENTE NAZIONALE DI ARCIGAY AL CONSIGLIO NAZIONALE

Talvolta la libertà e la giustizia assumono volti che restano scolpiti per sempre nel futuro delle persone che verranno, e raccontano di un coraggio estremo ed idealista che non è dato chiedere a tutti , ma che finisce per cambiare le sorti di tutti.

Il martello che ha ucciso David Kato ha stroncato una vita con un disprezzo feroce, ma non vincerà sui suoi sogni, perché David, troppo piccolo, troppo lontano, troppo anonimo, troppo differente dal profilo di chi abitualmente viene considerato un uomo di successo, da quel maledetto giorno è il gigantesco eroe per sempre per milioni di persone in tutto il mondo.

Un giorno mi scrisse che "il suo posto era là", nella comunità lgbt di quel Paese in un Africa inferno del pianeta: in un intrico di bellezze e ricchezze dove però la vita, spesso, conta meno che altrove, ed i metalli preziosi affascinano ben più delle storie disgraziate che non fanno notizia sui giornali.

Questo lo tormentava: la rimozione impietosa, cinica, chirurgica di quell'eccidio di persone lgbt che in Uganda è diventato una caccia alle streghe, in un Paese dove è troppo facile scomparire nel nulla perché la cosa abbia un peso. David ci consegna una lezione di umanità e disperazione; di coraggio e poesia a cui vorrei riuscissimo a dedicare, come Associazione e come persone,un segno tangibile non solo di rispetto, ma di presenza.

Arcigay senta il dovere di essere voce, tra le tante altre nel mondo, che continui a dare orizzonti alla battaglia di Kato. In Uganda perché era il suo Paese, ed ovunque per ricordarci ogni giorno che noi siamo un'associazione per i diritti delle persone, ed i sogni, gli ideali, la visione di un mondo diverso non possono sfuggire al nostro agire quotidiano .

Tante volte, e giustamente, ci siamo confrontati in nome di un duro realismo; forse oggi quel silenzio che chiedo a questa Assemblea di riservare per un minuto alla memoria di David Kato, deve farci riflettere sulla necessità di recuperare una dimensione ideale.

E' durissimo passare da uno spazio di silenzio doloroso per tornare alla realtà, ma questa circostanza di oggi deve riuscire a chiarirci sulle circostanze di ieri.

La scelta della Segreteria nazionale di consegnare al voto del Consiglio un provvedimento severo nei confronti di due dirigenti di questa Associazione, e la scelta del Consiglio di votarlo ed approvarlo in modo giustamente sofferto e difficile perché autentico e democratico, non è una vittoria e non è una sconfitta per nessuno, ma l'espressione di un disagio etico che dentro Arcigay si sta affermando proprio perché l'Associazione è grande e viva ed ha la forza che non tutti hanno nel nostro Paese, di confrontarsi con quello che è accettabile a qualunque costo ,oppure no.

Vi consegno il mio personale convincimento che nel giorno 5 di febbraio sia stata scritta una pagina dura ma fondamentale della storia di Arcigay che testimonia la necessità dell'Associazione di stabilire un confine netto tra ciò che è accettabile e ciò che non lo è.

La violazione sistematica dello Statuto è un'affermazione di disgregazione: non può, di contro, esserlo, e non lo è, il farlo osservare in nome della credibilità, della lealtà e del rispetto che dobbiamo avere nei confronti dei soci e delle socie. Arcigay è oggetto di un attacco dall'esterno che ha una matrice interna, ed è inutile ed insensato negarlo, così com' è impensabile che un'Associazione si faccia divorare dal suo interno in nome di un'arrendevolezza timorosa.

Se non abbiamo coraggio di combattere le prepotenze al nostro interno,s iamo poco credibili nel farlo al nostro esterno.

Ed io trovo prepotente e volutamente lesivo della dignità stessa di Arcigay che ieri alcuni consiglieri abbiano firmato un comunicato in cui si attacca l'Associazione ergendosi a rappresentanti di Comitati e territori non consultati ed ancora una volta vittime di chi esercita il proprio ruolo in Arcigay agitando la clava di un potere personale e personalistico.

Arcigay; i Comitati, i territori non sono proprietà privata di nessuno, e tanto meno dei dirigenti che dovrebbero vivere la propria militanza con uno spirito di rispetto e di servizio e non per animare livori e conflitti in nome di propri orientamenti ed obiettivi personali.

Io rivendico il rispetto per i soci e per le socie di questa Associazione . E rivendico il confine nitidissimo tra il sacrosanto dissenso interno alla cui tutela siamo chiamati tutti e tutte, ed il sottoscritto per primo, ed il gesto politicamente inaccettabile di trasferirlo all'esterno.

Nessuno di questa Segreteria ha mai speculato su nessuna delle vicende interne ed io richiamo al rispetto delle regole minime di convivenza associativa.

Non è invece vero che la nostra autorevolezza starebbe nel lasciare alla dimensione esterna il senso esclusivo del confronto con un clima culturale e politico distruttivo e silenzioso rispetto ai nostri diritti?

In questi mesi nel perseguire il disegno di un'associazione non massimalista ma coerente e strategica, come delineato attraverso "la teoria del muro" che vi espressi nella mia precedente relazione, molti sforzi si sono diretti ad un riposizionamento sociale e politico. La costante attenzione data al movimento degli studenti, delle donne, dei lavoratori, non ha voluto rappresentare , come sostenuto da alcuni, un ritorno al passato ed un distanziarsi dai nostri temi specifici, ma anzi un modo più realista ed attento di affrontarli.

Diciamoci la verità:il Paese vive una crisi profondissima in cui il rischio che la nostra analisi si decontestualizzi, producendo una marginalizzazione dei temi, delle azioni e delle persone, è molto alto. L'attenzione ai temi dello studio e del lavoro, come del welfare e del diritto alla salute, ed ai servizi è assolutamente un'attenzione a soglie e frontiere in cui le persone lgbt rischiano di essere i più deboli tra i deboli. Non possiamo più ignorarlo.

Per questa ragione ad esempio l'apertura del ragionamento sull'iniziativa di legge popolare come da impegno assunto in Consiglio, ha visto un'attenzione specifica al tema del lavoro: grave, attuale, denso di soprusi ed emarginazioni, ma spesso sottaciuto ed ancora povero di ricerche ed analisi oltre che di contenzioso. Chiedo al Gruppo Giuridico di dare priorità allo studio di una causa pilota in materia di discriminazione sul lavoro.

Il 9 di marzo un incontro con i vertici di CGIL dovrebbe favorire l'apertura di un tavolo comune che coinvolga più dirigenti dell'Associazione in uno sforzo per dare a questo rapporto nuovi orizzonti di costruzione comune.

Vi comunicherò l'odg dell'incontro. Credo che entro quella data avranno preso corpo alcune proposte concrete per la nostra visione di welfare che merita e meriterà una presentazione ufficiale.

Il tentativo chiaramente è quello di stare all'interno della quotidianità dei problemi delle persone, spesso dei problemi di sopravvivenza. Diversamente sarà sempre più difficile immaginare che si scenda in piazza per rivendicare diritti su cui la nostra battaglia deve confrontarsi necessariamente (matrimonio e legge Mancino) ma con un'attenzione di contesto.

Davanti a noi ,una successione di eventi importanti ,identificherà altrettante tribune ed occasioni di dibattito e proposta politica. Penso ad ICAR a Firenze, ed agli eventi di Europride che cominciano ad avere connotati e contesti chiari e su cui sarà necessaria una relazione specifica. Non sottovalutiamo la necessità che in questa fase, la capacità politica esterna si commisuri alla riorganizzazione interna. Il documento di riordino del Circuito ricreativo che verrà presentato oggi al CN rappresenta una autentica rivoluzione copernicana che conferisce opportunità straordinarie all'Associazione da ogni punto di vista. E la riorganizzazione comporta scelte, soprattutto di senso politico.

Una di queste, e fondamentale, si realizzerà a brevissimo nell'apertura di una sede di rappresentanza a Roma che entri in relazione come mai prima d'oggi, con gli spazi politici essenziali della capitale della Repubblica.

Così adempiendo agli impegni assunti in Congresso. Il prossimo bilancio preventivo conterrà una voce specifica, evidentemente, per quello che vuole essere un investimento politico coraggioso ma indispensabile.

Arcigay procede su ogni fronte con determinazione, ed è questa la realtà vera. Chi vuole costruirne una virtuale falsa e diffamatoria, troverà sempre la più grande durezza e capacità di risposta nel nostro lavoro concreto.

Sappia però l'Associazione fare quello che Platone suggeriva: distinguere gli amici dagli adulatori. In un bel quadro di Alma Tadema, l'imperatore Eliogabalo osserva i suoi ospiti mentre subiscono allibiti un'onda di petali di rosa che precipita dal soffitto. Il dono cortese di un sovrano generoso e raffinato? No: la volontà di uccidere soffocati gli astanti con una micidiale dose di veleno .

Non accontentiamoci di guardare, ma proviamo a vedere. Non accontentiamoci di professare la democrazia, ma facciamone la nostra forza per impedire che le nostre stesse regole vengano usate per svuotarci dall'interno.

Non basta lanciare petali di rosa per dire che si ama Arcigay, se poi li si scopre avvelenati.
L'Associazione reale questo lo sa e la nostra forza non è solo nella nostra bellissima storia passata, ma nella capacità di scriverne molte nuove.

La nostra forza è l'innovazione, e la capacità di distinguere i petali dai pugnali, ed i suggerimenti dalle intimidazioni. Ricordandoci sempre che noi siamo nati per dare un contributo alla crescita civile del Paese e non al delirio urlato di una politica lontana dalla gente.

Paolo Patanè [Presidente nazionale Arcigay]

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