Associazione Fondazione LUCIANO MASSIMO CONSOLI

28 gennaio 2020

TRIANGOLO ROSA: come è diventato un simbolo dei diritti dei gay



Quando Adolf Hitler e il suo partito nazista presero il potere in Germania nel luglio del 1933, iniziarono la persecuzione scientifica e l'eliminazione di gruppi considerati inutili e nocivi, a cominciare dai disabili, per continuare con gli ebrei, LGBT +, i rom e prigionieri politici.
A partire dal quell'anno i nazisti costruirono una rete di campi di concentramento (lager) in tutta la Germania, dove furono imprigionati gli appartenenti ai gruppi "indesiderabili", tra cui ebrei e omosessuali, per usarli come schiavi ed eliminarli sistematicamente
Questa persecuzione continuò dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale nel 1939 e tra il 1941 e il 1945 : dai nazisti furono eliminati  fisicamente sei milioni di ebrei europei, seguendo un piano noto come "La soluzione finale al problema ebraico", nei campi di sterminio, con camere a gas/crematori, e sparatorie di massa. 
Questo genocidio è chiamato Olocausto o Shoah in ebraico.

 In totale, fino a 17 milioni di persone, tra cui  un numero imprecisato, che si stima tuttavia in centinaia di migliaia, di uomini gay e bisessuali, furono sistematicamente uccisi per mano dei nazisti.

Non è del tutto chiaro perché i nazisti usassero il colore rosa per contrassegnare omosessuali e bisessuali, ma nei campi di concentramento, i detenuti LGBT + sono stati sottoposti a fame e lavoro forzato, oltre a subire discriminazioni sia da parte delle guardie delle SS, sia dagli altri detenuti.

Pierre Seel, sopravvissuto gay del campo di concentramento di Schirmeck-Vorbrück vicino a Strasburgo, scomparso nel 2005, descrisse nel suo libro del 1995 " Deported Homosexual: A Memoir of Nazi Terror." di un incidente rimasto impresso in modo assolutamente indelebile nella sua memoria: un gruppo di guardie delle SS spogliò nudo  il suo amante di 18 anni e poi lo fece assalire da un branco di cani-lupo che lo hanno sbranato e infine ucciso.

“Non c'era solidarietà per i prigionieri omosessuali; appartenevano alla casta più bassa ”, 
"Gli altri prigionieri, anche se tra di loro, li prendevano di mira."

Dopo la fine della seconda guerra mondiale, dopo la liberazione dei sopravvissuti dai campi la persecuzione degli uomini gay e bisessuali è continuata. L'attività sessuale tra persone dello stesso sesso è rimasta illegale nella Germania orientale e occidentale fino al 1968 e 1969 rispettivamente. ( e depenalizzata totalmente solo nel 1994 dopo la riunificazione tedesca).
Ma si è dovuto attendere fino al 2002 prima che il governo tedesco si scusasse con la comunità gay e depenalizzasse la documentazione relativa ad uomini gay e bisessuali schedati sotto il regime nazista.

Solo nel 2005 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che include omosessuali come parte delle persone perseguitate durante l'Olocausto.

Nella seconda metà degli anni 70 già Massimo Consoli aveva portato all'attenzione del movimento di liberazione degli omosessuali le persecuzioni nei loro confronti da parte dei nazisti con un coraggioso libro-denuncia intitolato OMOCAUST.
Esso è stato il  frutto delle sue ricerche tra i pochi superstiti in Germania e sopratutto negli archivi del grande studioso della Shoa Simon Wiesental,  che ha dedicato la sua vita con certosina e implacabile pazienza sia per ritrovare le tracce dei deportati uccisi e dei sopravvissuti, nonché dei criminali nazisti sfuggiti al castigo.

Ricordo che fu  in quell'epoca che il triangolo rosa venne riconosciuto e rivendicato come simbolo della gente omosessuale e  iniziò ad essere usato come simbolo per segnare la storia della violenza anti-gay:  diventò bandiera di orgoglio e di vita anziché come era stato creato e usato, di disprezzo e morte.

In un atto di sfida, il triangolo rosa recuperato è stato usato invertito, con la punta rivolta verso l'alto - come segno di attivismo gay. 

Negli anni 80 è diventato noto su scala internazionale, quando il collettivo Silence = Death Project lo ha usato sui poster che con cui ha tappezzato New York per sensibilizzare sulla crisi dell'AIDS e sempre con la punta in alto è stato successivamente utilizzato dalla Coalizione dell'AIDS per l'ACT UP delle sue campagne durante l'epidemia di AIDS.


La performance ideata e realizzata da Alba Montori a Viterbo ieri e oggi nell'ambito della mostra sulla persecuzione nei campi di sterminio a celebrazione del 27 gennaio - Giornata della Memoria 2020 è incentrata proprio su il sistema di etichettatura (numero tatuato sul braccio + triangolo o stella, cucito sull'uniforme a righe bianco/nero) praticato sugli  internati, volto a togliere loro identità e dignità  umana e sociale, a renderli "cose" e come tali eliminabili se "inutili/inutilizzabili".

Fondazione LUCIANO MASSIMO CONSOLI 
27 gennaio 2020


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