Associazione Fondazione LUCIANO MASSIMO CONSOLI

3 luglio 2025

Lo strano caso di Agostina Meravigli, detta D'Artagnan - I puntata

 

Lo strano caso di Agostina Meravigli, detta D'Artagnan - I puntata

Una vicenda "true crime" ci riporta ai primi anni del dopoguerra: una fruttivendola cinquantenne viene freddata con alcuni colpi di rivoltella sulla sua porta di casa la sera del 7 febbraio 1948

giugno 21
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La copertina di «Crimen»

di Giorgio Umberto Bozzo

A partire da mercoledì prossimo, 25 giugno, alla maniera dei romanzi d'appendice tanto in voga in Europa nel XIX secolo - i famosi feuilletton -, daremo inizio, settimana per settimana, al racconto di un fatto di cronaca nera avvenuto nel febbraio del 1948, a solo poche settimane dalle elezioni politiche che tutti ricordiamo come le prime dell'era repubblicana del nostro paese.

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La particolarità di questa vicenda delittuosa è che la protagonista - nel ruolo di vittima - è una donna, racconto Agostina Meravigli , cinquantunenne, originaria di Grosseto, trasferitasi a Roma nel 1942 e comproprietaria, assieme a un'amica, di un negozio di frutta secca in via Salaria.

Già dalle prime indagini della polizia e dalle prime ricerche dei cronisti di giustizia nel quartiere Trieste, si capisce che il caso della Meravigli presenta molti elementi sospetti, che solleticano la curiosità più morbosa di stampa e lettori: la Meravigli - ne potete vedere un ritratto sulla copertina del settimanale «Crimen» ¹ in testa a questo articolo -, ha un aspetto mascolino, veste in modo per nulla femminile, porta i capelli corti ed è conosciuta da tutti nel quartiere come D'Artagnan .

Imbattermi in questo per me è stato qualcosa di inaspettato e di intrigante, perché è stata la prima volta - al momento la sola omicidio - che mi confronto con una vicenda che ha al centro una donna lesbica .

Sono più di trent'anni che scandaglio e spigolo la stampa popolare italiana - sia quella quotidiana che quella periodica - alla ricerca di articoli, opinioni, editoriali, cronache, inchieste, sondaggi e qualunque altro tipo di accenno alla tematica omosessuale. Ne ho ricavato un archivio che data dai primi decenni del Novecento e che mi è di incredibile aiuto nella scrittura del saggio in più volumi Le Radici dell'Orgoglio .

Come mi è spesso capitato di osservare nel corso delle conferenze-spettacolo che mi portano in giro per la penisola a raccontare la storia del movimento e della popolazione LGBT+, sino all'inizio degli anni Sessanta questa tematica appare sui giornali quasi esclusivamente in occasione di omicidi di uomini omosessuali - o meglio, di “omocidi”, se vogliamo utilizzare l'efficace neologismo che Andrea Pini ha creato per indicare questa specifica tipologia di crimini nel suo saggio Omocidi - Gli omosessuali uccisi in Italia per Stampa Alternativa nel 2002.

Di omocidi nel corso del dopoguerra ne sono stati perpetrati moltissimi. Troppi. In un articolo per la sua settimanale sull'edizione domenicale del quotidiano romano «Il Tempo» del 7 settembre 1952, il giornalista fascistoide Alberto Giovannini , commentando l'assassinio di Livio Caucci , uno stimato medico sessantenne, barbaramente ucciso da due balordi, scrive:

Caro Direttore,
anche questa settimana, dunque, abbiamo avuto l'ormai consueto delitto a sfondo omosessuale. Un delitto, perciò, come i tanti altri che, di sette giorni in sette giorni, si scoprono nelle cento città d'Italia. Delitto che, tuttavia, è riuscito a commutare la pubblica opinione solo in quanto un fortunato cumulo di circostanze ha permesso alla Polizia di piombare sui giovani assassini prima che questi riuscissero a ripararsi dietro l'omertà degli “amici”
 . ²

Come si comprende dall'incipit dell'articolo di Giovannini, gli omocidi sono frequenti e interessano ogni angolo del nostro paese. Inoltre, è abbastanza raro che vengano risolti dalla polizia: la maggior parte restano casi irrisolti ³ . Probabilmente, uno dei problemi principali dell'incapacità da parte delle forze dell'ordine di ottenere risultati certi dalle brevi e sommarie indagini che solitamente vengono svolte, è la convinzione che se un omosessuale viene ucciso, senz'altro l'autore del delitto va cercato nello «squallido ambiente dei deviati», popolato, per altro, di “amici” omertosi.

È forse opportuno ricordare che né polizia, né stampa popolare, né opinione pubblica avvertivano una così grande urgenza di consegnare i responsabilità alla giustizia, dal momento che, come scrive Giovannini nell'articolo citato:

… di tipi simili, per quanti ne muoiano, troppi ne restano. 

Non si può che avvertire un brivido per la schiena…

Incipit dell'articolo di Alberto Giovannini

I rischi di un epilogo sinistro e drammatico di una serata di battuage  di un omosessuale maschio erano, peraltro, molteplici e dipendevano dai luoghi in cui egli era obbligato a recarsi per soddisfare pulsioni e desideri: parchi e anfratti di notte, vespasiani e bagni pubblici, zone limitrofe alle stazioni o ultime file o gallerie di cinema di seconda categoria.

Il caso di Agostina Meravigli è quindi un unicum interessante e affascinante, che ci ha spinto ad allargare le ricerche, recuperando moltissimi articoli di quotidiani, rotocalchi e, infine, gli atti del processo che venne celebrato l'anno successivo contro Aldo Catelli , un omosessuale trentacinquenne, direttore di un negozio di tessuti, incriminato dal giudice istruttore come responsabile dell'omicidio, malgrado un solido alibi e tanti elementi contraddittori, che, quanto meno porteranno al suo proscioglimento - dopo una gogna mediatica pressante e sedici mesi di carcere.

L'articolo di «Crimen» dedicato all'omicidio di Agostina Meravigli

Sono certo che il caso di Agostina Meravigli, detta D'Artagnan, vi appassionerà quanto ha appassionato me, perché ha tutti gli elementi dell'intrigo poliziesco e, al contempo, il gusto pronunciato di una vicenda che per i contemporanei non poteva che sapere di torbido e scabroso.

Ha anche il merito - se così di può dire - di dare visibilità al tema del lesbismo, che solitamente era assente dalle cronache, rimosso e invisibilizzato.

Nelle prossime settimane non potremo chiederci insieme:

Chi ha ucciso Agostina Meravigli, detta D'Artagnan?

Chissà, magari, a distanza di quasi ottant'anni, riusciremo a formulare delle ipotesi. Vogliamo provarci?

1

Chi ha ucciso “D'Artagnan”? , «Crimine» n. 7 anno IV, 17-24 febbraio 1948, pagg. 12-13.

2

Alberto Giovannini, Fior di pisello , su «Il Tempo» del 7 settembre 1952, pag. 1.

3

Termine anglosassone che indica un caso che rimase irrisolto.

4

Alberto Giovannini, art. cit.

5

Termine gergale con il quale si intende la ricerca di un partner per fini sessuali in luoghi marginali dedicati all'incontro tra persone omosessuali.