Associazione Fondazione LUCIANO MASSIMO CONSOLI

18 maggio 2008

KARL HEINRICH ULRICHS RICORDATO ALL'AQUILA

Intitolata una piazza al grande latinista ed intellettuale tedesco, nella città dove visse i suoi ultimi anni.

C’è voluta tutta la determinazione del consigliere Antonio Di Giandomenico, presidente della Commissione Cultura al Comune dell’Aquila, per rendere finalmente onore, oltre un secolo dopo la sua morte, a Karl Heinrich Ulrichs, scrittore e poeta, latinista e giurista, raffinato intellettuale che scelse di vivere gli ultimi anni della sua vita all’Aquila, dov’è sepolto. Iniziò appunto tre anni fa, grazie all’impegno del consigliere Di Giandomenico, il doveroso richiamo alla memoria civica di quest’uomo colto, libero ed anticonformista, restituendo anzitutto dignità e decoro al sepolcro dello scrittore, nel cimitero monumentale, infestato da muschi ed erbacce che ne inibivano persino l’identificazione. La Municipalità dell’Aquila ha deciso, recentemente, di intitolare a Karl Heinrich Ulrichs, nel Parco del Castello, l’ampio piazzale di fronte l’ingresso della fortezza spagnola, progettata dall’architetto di Valencia Pirro Aloysio Escrivà - lo stesso di Castel Sant’Elmo a Napoli - e fatta edificare nel 1534 dal viceré aragonese Pedro da Toledo “ad reprimendam audaciam aquilanorum”, dopo la rivolta cittadina di sei anni prima. Oggi il Forte, uno degli esempi più maestosi d’architettura militare in Europa, ospita le varie Soprintendenze regionali ai Beni Culturali, il Museo Nazionale d’Abruzzo, altre preziose collezioni d’arte antica e moderna, l’auditorium della Società dei Concerti e l’Archidiskodon Vestinus, scheletro fossile d’un progenitore del mammuth, risalente ad un milione e mezzo d’anni fa, rinvenuto ben conservato nel 1954 in una cava ad una ventina di chilometri dall’Aquila. L’intitolazione sarà dunque a portata d’occhio dei tanti turisti che visitano il Forte spagnolo.

Karl Heinricfh Ulrichs nacque il 28 agosto 1825 ad Aurich, nell’Hannover, nella Germania settentrionale. Dopo gli studi all’Università di Goettingen, si laureò nel 1846 in legge e teologia. Successivamente, continuò la sua formazione storica all’università di Berlino. Dal 1849 al 1857 Ulrichs fu giudice presso la corte distrettuale di Hildesheim, nel Regno di Hannover – all’epoca indipendente all’interno della Confederazione tedesca – curando gli interessi del suo sovrano. Intanto, dapprima sotto lo pseudonimo Numa Numantius e poi col suo vero nome, venivano pubblicati a Lipsia cinque saggi sulla psicologia e sui risvolti sociali e giuridici dell’omosessualità, che ne costituirono una vera e propria teorizzazione. Insomma, una specie di manifesto per un movimento di liberazione, seguito alla dichiarazione della sua omosessualità. Da allora Ulrichs, com’è intuibile, ebbe problemi più per le sue idee piuttosto che per i comportamenti personali. Situazione diventata ancor più difficile, specialmente dopo l’annessione violenta del regno alla Prussia, quando i suoi libri vennero confiscati ed i suoi scritti vietati. Da buon liberale, egli tenne pubbliche iniziative di protesta cui si aggiunse anche il fervore del patriota contro l’avvenuta annessione, che gli costò dieci mesi di prigione dal governo Bismarck. Nel 1867 si trasferì dapprima a Monaco e quindi a Stoccarda, dove si trattenne fino al 1880, scrivendo finissime pagine di poesia latina ed arricchendo il corpus delle sue opere. Ma la preoccupazione che le sue idee altre conseguenze gli avrebbero procurato gli consigliò, in forza della sua inclinazione romantica e della passione per l’arte e la natura, l’intrapresa d’un viaggio a piedi in Italia che, dopo Firenze, Ravenna e Roma, lo portò fin nel Cilento, sui monti lucani e quindi a Napoli. Di lì, consigliato da uno scienziato aquilano, Giovanni Antonelli, Ulrichs prese la via dell’Abruzzo raggiungendo L’Aquila, che trovò città incantevole e soprattutto una natura, un territorio e montagne splendide per le sue escursioni, tanto da innamorarsene e passarvi gli ultimi quindici anni della sua vita.

Come annota l’insigne storico Raffaele Colapietra in “C’è modo e modo di essere aquilano” - una cospicua raccolta di articoli e riflessioni su frammenti di cultura, politica e costume, edita di recente - “ … Di media statura, i lunghi capelli spioventi, poveramente vestito, col bastone in una mano ed i libri nell’altra, Ulrichs incarnò per quindici anni all’Aquila anche fisicamente il cliché dell’erudito teutonico … ma stimato ed apprezzato un po’ da tutti per il suo innocuo candore che non lo distoglieva, sempre a Vienna, Lipsia e Berlino, dal continuare a pubblicare, carmi latini e poesie popolari ma anche, nel 1886, elegie latine in morte di Ludwig, il tragico re di Baviera …”. Erano anche anni, quelli, in cui la classicità conosceva all’Aquila una grande fioritura, specie per opera del giovane marchese Niccolò Persichetti, archeologo illustre, poi esaltata dalla presenza di Ulrichs, tanto da promuovere – con adesioni autorevoli come quelle di Teodoro Mommsen, Francesco De Sanctis, Giustino Fortunato, Victor Hugo e Francesco Crispi - la realizzazione d’un monumento a Caio Crispo Sallustio, il grande storico romano che ebbe i natali nella città sabina di Amiternum, le cui vestigia splendono a qualche chilometro dall’Aquila. Un clima che inevitabilmente si richiamava alle origini sveve della città ed a Federico II, tanto da stimolare persino Nietzsche a venirsi a stabilire all’Aquila, quantunque poi non lo fece, a riguardo dell’affinità che il filosofo avvertiva verso il grande imperatore degli Hohenstaufen, “splendor mundi”. Un monumento, però, che Ulrichs non avrebbe visto eretto prima della sua scomparsa, come in effetti lo fu ma solo nel 1903, nella piazza antistante palazzo Margherita d’Austria. Dall’Aquila egli continuò per anni a coltivare le sue intense relazioni con l’intellettualità europea.

In quel contesto culturale cittadino, Ulrichs avviò, nel 1889, sotto forma di fascicoli quindicinali, la pubblicazione della rivista “Alaudae”, poeticamente intitolata all’allodola che annunzia il mattino. Con la rivista il poeta e scrittore, non senza un pizzico d’innocente ingenuità, si proponeva di rinverdire il latino e di promuoverlo come lingua internazionale della cultura. La rivista ebbe una sua notorietà e fortuna, diffondendosi in Russia e negli Stati Uniti, in Scandinavia come in Egitto. Questa impresa letteraria lo accompagnerà fino alla morte, il 14 luglio 1895. Niccolò Persichetti, il mecenate che l’ebbe ospite in vita, volle infine che fosse sepolto accanto alla tomba di famiglia. Oggi, più che per la sua corposa opera letteraria e giuridica, Ulrichs viene soprattutto evocato per essere stato il capostipite del movimento omosessuale. Tale fatto, pur tenuto conto che a quel tempo la sua battaglia civile non fu per niente agevole ed indolore, procura non poco torto al valore complessivo dello studioso e dello scrittore. Chissà, poi, cosa Ulrichs penserebbe oggi delle piume di struzzo e di certe ostentazioni!

Goffredo Palmerini

[26gennaio2007]

Un piazzale vicino al Castello Spagnolo per Karl Heinrich Ulrichs a L'Aquila.

Lo scorso 26 Gennaio 2007, alle ore 11, 30 presso la Sala preconsigliare nella sede del Comune di L’Aquila si è tenuta la conferenza stampa del Consigliere Antonio Di Giandomenico che ha comunicato ufficialmente la scelta della Commissione Comunale per l’onomastica stradale di conferire la titolazione del piazzale antistante l’ingresso del Castello Spagnolo a Karl Heinrich Ulrichs (giurista e latinista, 1825 – 1895) inoltre è stata sottolineata la necessità di provvedere in tempi rapidi ad una manutenzione straordinaria per la conservazione della lapide ultracentenaria presso il Cimitero Monumentale della città, e la proposta di un convegno di studi sulla figura e l’opera dello studioso tedesco spentosi a L’Aquila nel 1895, che per primo teorizzò attraverso alcune sue opere, la dignità e il rispetto delle persone omosessuali. Ricordata anche la figura del Marchese Niccolò Persichetti, noto archeologo che permise allo studioso tedesco di vivere in serenità economica gli ultimi anni di vita. La richiesta di titolazione di un area urbana, avanzata da me e altri amici nel 2001, dopo sei anni ha raggiunto positivamente il suo traguardo, un grazie ad Antonio Di Giandomenico che ha abbracciato con fattivo entusiasmo questa causa fino al suo compimento, allo scrittore Massimo Consoli che da sempre si batte energicamente per mantenere viva la memoria di personaggi spesso dimenticati, ma che sono esempio di grande civiltà e cultura, all’On. Franco Grillini che attraverso una interrogazione a portato il nome Ulrichs in parlamento, e a tutti coloro che hanno contribuito con la loro presenza alle annuali commemorazioni estive a far conoscere lo studioso tedesco.

Giorgio Piccinini

[28aprile2007]

Intitolata una piazza dell’Aquila a Ulrichs.

Lo scorso gennaio ho ricevuto una notizia che mi ha reso molto felice, e visto che riguarda tutti noi, ve ne rendo partecipi. Non ho potuto farlo prima per le cattive condizione di salute mie e del mio computer, ma questo cambia poco perché si tratta di un’informazione più attuale che mai.
Come alcuni di voi sapranno, Karl Heinrich Ulrichs (28 agosto 1825 – 14 luglio 1895) era un tedesco che nell’Ottocento, per primo, ha cercato di dare un’interpretazione scientifica positiva dell’omosessualità, pubblicando alcuni libretti sull’argomento, soffrendo persecuzioni varie e, alla fine, costretto ad abbandonare il suo paese ed a rifugiarsi nel nostro, all’Aquila, dov’è morto nel 1895 e dov’è sepolto nel cimitero locale.

Per quasi un secolo il suo nome è stato misteriosamente dimenticato (come tanti altri nomi di uomini, donne, trans che hanno dato la vita per la causa in cui credevano…) poi, negli anni Ottanta ho dato inizio ad una martellante campagna per restaurarne la memoria. L’iniziativa ha avuto successo, grazie anche a vari altri personaggi che, prima di me, avevano provveduto a spianarmi la strada: Hubert Kennedy con la sua monumentale biografia su Ulrichs, Michael Lombardi Nash e Paul Nash con le loro traduzioni delle opere del pensatore tedesco, Enzo Cucco con il suo viaggio all’Aquila che aveva anticipato il mio…

Oggi, gli Italiani sanno chi era Ulrichs (negli anni Settanta, probabilmente, non eravamo nemmeno in dieci in tutta la nazione…), e perfino i tedeschi lo hanno riscoperto dedicandogli addirittura strade e piazze e collane editoriali. Non sapete che soddisfazione si provi nel sentirsi responsabili di una cosa del genere. Per me Ulrichs è un po’ il nonno del movimento glbt internazionale (con una definizione inventata da Giovanni Dall’Orto che mi è sempre piaciuta), ma per un altro po’ lo sento come mio figlio, per l’affetto e la responsabilità che ho sempre sentito nei suoi confronti, per le cure che ho avuto verso di lui. E, badate bene, non condivido quasi niente del suo pensiero: non credo che l’omosessualità sia una sorta di terzo sesso, non penso di avere una psiche femminile imprigionata in un corpo maschile, non mi piace definirmi un urningo… ma gli riconosco il coraggio di essere stato il primo ad affrontare questo argomento in maniera positiva e propositiva, con un intento scientifico e utilizzando al meglio i pochi mezzi che, all’epoca, aveva a disposizione e, soprattutto, di essersi dimostrato (nei suoi dodici libretti sull’”enigma” di questo tipo di amore) capace di modificare continuamente il suo pensiero per adattarlo alla realtà ed alle informazioni in continua evoluzione durante la seconda metà dell’Ottocento.

Oggi, anche la città dell’Aquila ha deciso di dedicargli una piazza. Una iniziativa che mi commuove profondamente e, come dicevo all’inizio, mi rende molto felice. Resta una cosa da fare, che reputo importantissima: chiedere all’amministrazione delle poste un annullo speciale per il prossimo 28 agosto, anniversario della nascita di Ulrichs, abbinandolo all’istituzione della piazza a suo nome. Non è una cosa impossibile e neppure difficile. È già stato fatto nel 1997 per ricordare le “Origini del movimento gay in Italia”, e poi nel 2004 per il Gay Pride a Grosseto. Basta presentare una domanda e, forse, pagare una piccola tassa alla quale sarei felicissimo di poter contribuire (nonostante in questo momento non abbia neppure i soldi per poter spedire i miei libri a chi dovrei…). Forza, militanti dell’Aquila! Il mondo aspetta un vostro intervento!

Massimo Consoli

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