Associazione Fondazione LUCIANO MASSIMO CONSOLI

21 giugno 2009

GENOVA PRIDE: “SONO CIO' CHE SONO” - SABATO 27 GIUGNO

La canzone “Sono ciò che sono” di Ciri Ceccarini ce l’ha fatta. Sarà tra i brani “militanti” protagonisti, nel pomeriggio di sabato 27 giugno, sul palco conclusivo del corteo organizzato per il Genova Pride, manifestazione gay-lesbica-trans nazionale di quest’anno.

Ad introdurre Ciri e la sua canzone sarà Vladimir Luxuria, madrina del Pride nazionale.

Durante la scorsa settimana il portale Gay.it aveva tentato di animare il dibattito sulla “difficile scelta dell’inno” per il Gay Pride. Tra le ipotesi era appunto emersa anche la “candidatura” del cantautore riminese Ciri Ceccarini “il giovane cantante/performer riminese – annotava giustamente il sito - che ha già partecipato a varie iniziative del Genova Pride”.

“Qualcuno potrà dire che Ciri Ceccarini – proseguiva l’articolo firmato dal noto militante gay piacentino, Valeriano Elfodiluce oltre a non essere popolarissimo e a scrivere brani ben poco adatti all'allegria di un Gay Pride - non è esattamente un'icona gay, però anche quest'anno la rosa di candidati fra cui scegliere non è stata certo ampia. Se non altro possiamo consolarci pensando che non è stato necessario riesumare la colonna sonora di un film degli anni '70 come La Patata Bollente, cosa che avvenne per il Bologna Pride dell'anno scorso”.

In quell’occasione il brano di Ciri fu, invece, bocciato senza appello.

Anno nuovo, vita nuova. Ora. Ceccarini, tuttavia, non nuovo ad interventi sui media in difesa soprattutto della musica nuova e dell’impegno artistico dei più giovani, ha sentito la necessità di intervenire nel dibattito, rispondendo così a Gay.it.

“Non so – fa sapere Ciri - se il mio canto sia opportuno, più o meno gaio per risuonare al Gay Pride nazionale.

Presentandomi al Comitato Genova Pride e mettendo a disposizione le mie note ho solo messo in pratica la voglia di fare qualcosa. Si chiama movimento no?

E’ necessario. Ogni fabbro dovrebbe fare così nella sua bottega, ogni muratore nel suo cantiere, ogni giornalista nella sua redazione e ogni politico gay o gayfriendly nella sua assemblea.

Così si cambia il mondo iniziando dalla strada di casa propria.Casa mia – prosegue lo scritto del cantautore - per niente ricca, per niente fastosa e nemmeno troppo famosa, sono le note. Grazie a loro vivo e riesco a mettere insieme il pane e la dignità necessari a un’esistenza soddisfacente.

Non so, dunque, se siano l’inno di qualcosa. Raccontano la vita e cercano di trasmettere un messaggio positivo e comprensibile da tutti. Animate da una voglia di libertà che non ceda più alla provocazione, vada oltre l’ideologia e cerchi solo normalità. Ora non so se la normalità abbia inni e icone”.

“Certo che, trattandosi di Genova – insiste Ceccarini - il pensiero non può non andare al cantastorie più famoso. Forse, lui sì, icona della semplicità e di tutto, tutto il popolo.

Oltre ogni pregiudizio, casta e ideologia consunta risuona ancora, infatti, la poesia di Faber De André.

Normalità, senza nessuna ideologia. E proprio da questa normalità e dalla mia provincia, Rimini, colorata solo d’estate quanto fredda e triste d’inverno – spiega ancora Ciri - nasceva "Sono ciò che sono". Un grido contro quegli inverni di solitudine che, a diciassette anni, e alla fine degli Anni ’90, un ragazzino come me era costretto a vivere.

Allora era una poesia. Poi gli ho dato delle note. "

E con le note ha trovato il coraggio e la forza di esibirsi.-

"E’ la magia della musica che ha salvato me come tanti altri. Questo è il mio modo per dirle grazie.E, da Genova in poi, la città dei più grandi cantautori, fare qualcosa, creare movimento, per fare un’Italia che sia meno giungla e più patria, anche per noi gay.

Solo allora avrà un senso vero parlare di inni. Per ora serve testimoniare con coraggio e senza stancarsi. E solo questo ho chiesto e spero di poter fare da qualche parte, sabato 27 giugno, lungo il corteo del Genova Pride. Io e le mie note. Gay tra i gay. Cantautore senza la pretesa di essere famoso ma libero sì”.

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