Associazione Fondazione LUCIANO MASSIMO CONSOLI

15 maggio 2024

RITRATTI STORICI LGBT 🏳️‍🌈 ENZO CUCCO TOSCO

 

RITRATTI STORICI LGBT 🏳️‍🌈
ENZO CUCCO TOSCO è un attivista, politico, funzionario statale.
a cura di Sara Zanon
1. Qual è il rapporto tra sfera pubblica e sfera privata per un omosessuale di ieri e di oggi?

Ovviamente è molto cambiato. Una volta, cioè prima della nascita del movimento degli omosessuali contemporaneo, non si parlava proprio del personale, perché era considerato un argomento tabù. Adesso è una cosa assolutamente permessa con delle punte d'eccezionalità, ovvero se ne parla troppo. Non mi scandalizzo molto di questa cosa, cioè è normale. Il '68 in Italia e altrimenti nel mondo gli anni '60 hanno dimostrato che “il personale è politico”, il vecchio slogan che si diceva, ma come diciamo sempre noi radicali “il privato non è pubblico”. E' successo che in questi anni il personale è diventato politico, si vede in tutta l'esplosione di comunicazione che c'è sulla vita delle donne, delle persone disabili, sulla vita in generale, come sia stata materia d'approfondimento, di studio, d'analisi, come questa abbia avuto una conseguenza sulla vita personale. In certe situazioni è come se il privato fosse diventato pubblico, cosa che non è vera. Solo nella semplificazione consumistica si pensa di giocare la carta dell'autenticità, quando in realtà si stanno raccontando solo i fatti propri che possono essere o meno interessanti, ma che non lo devono diventare, perché sono affari privati. Non dico che la situazione sia migliorata, ma è oggettivamente cambiata.
2. Come attivista si sente mai come la pioggia dentro la terra. Una terra, a volte, già fertile, spesso arida. Una terra fatta di sguardi profondi ed amici sinceri. Una terra che talvolta nega diritti acquisiti, come nel caso dell’impugnazione di 33 atti di nascita da parte della procura di Padova riguardante bambini figli di famiglie arcobaleno, ad altrettante ragioni. Una galleria di ritratti, di vissuti, di sentire capace di battere ingiustizie, ignoranza e pregiudizi: uguali nella differenza, differenti nell’uguaglianza?

Faccio una premessa, secondo me il cammino non andrà sempre avanti, può anche andare indietro, ahimè. Quello che fino ad oggi è stato un cammino dell'acquisizione della piena parità non soltanto legale, ma anche reale e effettuale, sta andando avanti tranne che nel tema della filiazione e più in generale nel tema della famiglia. Non so se gli italiani ricordano che ci sono voluti ben 35 anni per riconoscere eguali diritti ai figli illegittimi, o naturali (s'intende i nati al di fuori del matrimonio,i figli legittimi sono i nati da una coppia sposata) ci sono stati degli impedimenti che guarda casa vengono dalle forze politiche e sociali padri delle forze politiche che oggi non vogliono il riconoscimento dei figli di una coppia formata da persone dello stesso sesso. Questo è un lungo cammino, perché c'è un pregiudizio molto italiano, non cattolico, italiano, perché il cattolicesimo ha dimostrato di aver assorbito anche questa cosa, ma in Italia in particolare questa cosa non va avanti, perché ci sono mille motivi che ora non è utile approfondire. Questa metafora che lei fa della terra e della pioggia, del dare attenzione soprattutto sulle vite delle persone, perché questa battaglia per il riconoscimento dei figli delle coppie omogenitoriali alla nascita sia ancora necessaria. In Italia avvengono i cambiamenti solo dopo una grande, forte, estrema presa di posizione della gente. Quindi bisogna lavorare in questa direzione, perché tanto questo parlamento sarà sempre sordo, cieco e muto, oppure balbetterà soluzioni che ci costringeranno ad andare davanti alle corti. Continuare con l'irrigazione della terra, perché sempre più gente abbia consapevolezza di questa mancanza di parità di diritti. Questo sul piano dell'eguaglianza reale, concreta dei diritti. Discorso diverso è quello sulla cultura generale e sul senso comune, ma il discorso sarebbe molto più lungo.
3. Le espressioni del coraggio umano vengono associate a caratteristiche del mondo animale: “ha il ruggito del leone”, “l’incornata del toro”, perché nell’essere coraggioso c’è qualcosa d’istintivo. Uno studente davanti ad un carro armato in piazza Tienamen, una donna che sorvola l’Atlantico. Una conquista ha bisogno di essere generata e l’evento coraggioso è il miglior fecondatore. Come la comunità LGBTQI affronta e incoraggia l'azione rispetto a certe tematiche e problematiche che si sono poste in questi ultimi anni ? Tipo il matrimonio, l’adozione e in definitiva il diritto di parità di un individuo lgtbq+?

La situazione italiana è particolare, l'Italia è il paese più antico al mondo, insieme forse alla Francia che poi lo ha reinserito, che ha cancellato il reato dell'omosessualità e non lo ha mai più reintrodotto, perché l'Italia unita ha adottato il codice napoleonico, questo non significa che sia più liberata sull'omosessualità rispetto a tanti altri stati. L'Italia era il luogo dove si veniva a fare il gran tour per le bellezze straordinarie, ma c' era un grande turismo per l'attrazione sensuale, oltre che sessuale, sia da parte di donne che di uomini. Era molto più facile avere contatti con giovani donne e giovani uomini. E' stato così per tantissimi scrittori, archeologi, filosofi o gente comune che veniva in Italia. Noi partivamo avvantaggiati come nazione e siamo diventati ultimi fra i Paesi occidentali a riconoscere diritti. Questo dipende dalla povertà dei nostri partiti politici che ritengono che seguire le indicazioni della gerarchia ecclesiastica sia ancora appagante. Cosa che non lo è e i referendum sul divorzio e sull'aborto lo hanno dimostrato in periodi non sospetti. Ricordo a tutti che Fanfani, quando c'era stata la campagna referendaria per l'abrogazione della legge sul divorzio, sosteneva che dopo la legge, tutte le domestiche si sarebbero rivoltate contro i loro padroni che avrebbero tradito la moglie con il marito. Questo non è successo, non sto dicendo che il divorzio sia una cosa bella. Sto dicendo che fra i due mali cioè continuare obbligatoriamente un rapporto di coppia, quando non lo si vuole più e invece provare a vivere un'altra vita è sicuramente la situazione migliore, sia per i genitori che per i figli. Questo significa che la situazione italiana è diversa da quelli occidentali, così come dovrebbe diventare diversa l'attenzione dei movimenti omosessuali. Più attenzione alla parte sociale di questa battaglia, facendo ancora azione di sensibilizzazione su questi temi, piuttosto che la parte politica che abbiamo visto non ci sente.
4. Come voi artefici del movimento storico lgbt considerate le questioni attuali della comunità lgbtq+? Quali sono le analogie e le differenze?

Faccio una premessa che serve a chiarire, se si parla d'uguaglianza reale del diritto delle persone omosessuali c'è ancora un tratto di strada da fare. Inteso come il riconoscimento di tutti i diritti e di tutti i doveri delle coppie di persone dello stesso sesso, compresi i figli nati da gpa. Questa questione dei diritti e dell'esigibilità degli stessi, non dimentichiamo che stiamo parlando di diritti e doveri di bambini e delle bambine, sono automaticamente fondamentali e dovrebbero essere esigibili. La corte costituzionale lo ha detto tantissime altre volte, ma un conto è questo, un conto è la trasformazione culturale di una società laddove il comportamento omosessuale non sia più oggetto di pregiudizio, di campagne contro camuffate direttamente o indirettamente. Ho sempre paura di chi dice: “io ho tanti amici gay, ma...” E' un modo per coprire in realtà il loro parere che non ha a che fare con i suoi amici, chi se ne frega se ne ha tanti, se ne ha pochi, se la pensano come lui o se non la pensano come lui. Il problema è la cultura di una società e io so che nella cultura di una società rimane per molto tempo uno zoccolo duro di omofobia e misoginia. Le radici sono antiche, si legano all'istinto della specie come si è evoluto nei secoli, non come quello originario che non aveva queste distinzioni. La società inglese da questo punto di vista è milioni d'anni avanti rispetto alla legislazione, ma non è che in Inghilterra non esiste più il picchiare gli omosessuali per strada. I teppisti continuano ancora questo “sport”, così come continuano ancora ad avercela contro le persone transessuali e delle persone lesbiche. C'è un legame diretto importante, ma non c'è un legame indiretto, dal punto di vista legale sicuramente noi abbiamo fatto dei passi in avanti, dal punto di vista sociale, soprattutto da quello che ricordo io, io ho cominciato la militanza omosessuale nel 1976, che solo parlarne era tabù.
Non si poteva parlarne, ti vedevano come un mostro, adesso figuriamoci. Questa membrana è stata rotta, non sto dicendo che è stata rotta nel migliore dei modi. Lo spettacolo che ci viene offerto dal mondo dello spettacolo è molto discutibile, ma questo segue delle regole che hanno a che fare con il mondo dello spettacolo e non con il mondo della sessualità umana. C'è ancora tantissimo lavoro da fare. Io mi ricordo, io sono un funzionario regionale, che pochi anni fa (5 anni circa) finanziammo alcune iniziative per lo sviluppo del principio di non discriminazione nella scuola per giocare con gli studenti. Erano tutti studenti e studentesse di scuola media superiore, a più di una classe di scuola media dell'area torinese fu posta la domanda: “ tu come reagiresti di fronte all'ipotesi di avere un fratello, una sorella omosessuale?” Io spero che ci siano ancora i video, perché uscì fuori uno spaccato dell'adolescenza spaventoso. La maggior parte delle persone parla senza ragionare, poi bastava farli ragionare un po' e cambiavano idea, la prima risposta era “me ne vergognerei”, “lo negherei”, “lo picchierei”, cioè le risposte che ci aspettiamo da un omofobo. Non bisogna stupirsi di queste risposte, perché questi sono processi molto lunghi e molto dolorosi per alcune famiglie e per alcune persone. Rispetto al movimento di allora vedo nell'attuale una certa corrente di poca pazienza, non perché non sia stufo anch'io di certi generali Vannacci, ma perché bisogna avere la pazienza di decostruire il pensiero altrui, magari con ironia, magari con una gran risata. Non soltanto con questo taglio molto duro e molto netto che alcune associazioni, non solo del movimento lgbt, hanno. I procedimenti di cambiamento sociale sono diversi dai processi legislativi. La legge arriva sempre dopo un cambiamento sociale, quasi mai arriva precedendo un cambiamento sociale. Per esempio la depenalizzazione della pena di morte dal nostro codice è avvenuta per la consapevolezza di una minoranza che poi è divenuta maggioranza, ma se noi oggi facessimo un referendum per il reinserimento della pena di morte, non so come finirebbe. Bisogna fare attenzione su questo, perché la gente ragiona con la pancia, spesso e non sempre ragiona con la testa, sempre che la testa funzioni. Sono spaventato da certe derive. La situazione rispetto ad allora è diversa e difficile da paragonare.
5. Cosa ricorda del suo coming out e del rapporto con la sua famiglia d’origine? Ci sono stati degli episodi particolari che le va di raccontare?

Credo di non aver mai raccontato pubblicamente la storia del mio coming out. Ho avuto un'esperienza di coming out e di ingresso nella politica molto differente a quella degli italiani e delle italiane, perché ero un adolescente molto addolorato, preoccupato, ansioso. Nell'estate 1975, avevo 15 anni, decisi da solo di andare da uno psichiatra e andai al servizio d'igiene pubblica, mi fece una visita prima un assistente sociale, poi uno psicologo e infine una psichiatra che mi vide due o tre volte. Alla terza volta non mi fece parlare e mi disse senta: “lei ha un unico problema, quello di conoscere altri omosessuali, vada esca fuori, lasci perdere quello che può pensare la famiglia, solo così supererà tali difficoltà!” Io ero talmente arrabbiato, perché mi sentivo defraudato, perché avevo raccolto tutte le forze (loro me lo riconobbero anche “lei è l'unico omosessuale quindicenne che arriva dallo psichiatra da solo”) però me ne andai. Ero deluso, perché pensavo che fosse l'ultima spiaggia della mia crisi che durava da tre anni. Nel novembre del 1975 è morto Pasolini, la sua morte per me e per la mia generazione fu un evento sconvolgente, perché era stato ucciso, ucciso in quel modo, tutte le ipocrisie che già io, come quindicenne, fresco e non acculturato riuscivo a percepire nelle parole della gente. Ricordo i telegiornali e i giornali, vissuti anche nella mia famiglia, io già allora leggevo i giornali e l'ho vissuto come uno shock. Lessi sul Corriere della Sera un articoletto che riportava la posizione del “Fuori” sulla morte di Pasolini e diceva che la sede nazionale era a Torino (sono di Torino) e il cervello di tutto poteva essere considerato Angelo Pezzana e la sua libreria “Hellas”. Ho pensato “è tutto qui quello che mi serve, andiamoli a conoscere”. Andai alla Hellas, non successe niente, ero uno dei tanti/e che comprava di nascosto il “Fuori”. Ci fu il periodo grandioso, dal punto di vista personale, della campagna elettorale del 1976. Le liste del partito radicale ospitarono per la prima volta dei candidati apertamente omosessuali. Andavo sempre ai comizi e mi ero perdutamente invaghito di un militante che si chiamava Filippo G. Compravo da lui le copie del “Fuori”, commistione tra pubblico e privato che creava la situazione. A settembre del 1976 faccio ingresso nel congresso del partito radicale regionale piemontese dove ad accogliermi c'era un signore che era travestito che si chiamava Celeste e che poi è diventato una meravigliosa Signora che si chiama Francesca. Celeste è stato il primo contatto con il “Fuori”. Quello personale è andato diversamente. Comincia con il 1977, il fatto che io fossi inquieto i miei genitori lo avevano capito. Nel 1977, nella primavera, c'era la raccolta firme di un referendum radicale. Facemmo un tavolo di tutti gay vicino ad un cinema, si raccoglievano le firme senza notaio, tavoli selvaggi, e se arrivava la polizia si scappava. Il problema è che quel pomeriggio non riuscimmo a scappare. La polizia locale fece una ramanzina e una multa ai maggiorenni, io che ero minorenne venni portato in centrale. Apriti cielo, da procedura dovettero chiamare a casa. C'era mia madre che cadde dal cielo, suo figlio in galera per motivi politici. Non gli dissero che ero del “Fuori”, ovviamente. Piombarono alla centrale di polizia urbana Angelo Pezzano e Ida I. con il tesserino da parlamentare e cercarono d'evitare il peggio. Da allora i miei genitori non mi guardavano più stesso modo, la comunicazione era diversa, non c'erano i social. Tra il 1977 e il 1978 decisi di candidarmi ai consigli d'istituto ed era una lista unica di sinistra. La mia omosessualità era conosciuta a scuola, non era pubblica a casa. Un professore del mio istituto di comunione e liberazione fece due o tre manifesti senza fare il mio nome, ma chiaramente rivolti a me dove il concetto era : “come fate ad accettare e votare una persona che è dichiaratamente perverso?” Lui poi disse che quella persona ero io. Questa cosa fece un rumore pazzesco. Io scrissi un tazebao il doppio del suo contro questa cosa. Mi arrivarono le scuse della preside. Questo divenne di conoscenza comune, i miei genitori vennero a sapere questa cosa, ma fu messa a tacere perché risultai numero uno nelle elezioni e mio padre fu talmente orgoglioso che gli passò questa cosa. Il vero fatto avvenne nel ottobre/novembre del 1979. Facevo l'omosessuale aperto fuori, ma non dicevo niente in famiglia. Un po' lo sapevano i miei fratelli. Quando arrivò la riforma della televisione sul tg2 andarono in onda due trasmissioni con un obiettivo molto interessante. Raccontare la vita da dentro di due persone omosessuali maschi e due persone omosessuali femmine. La coppia di donne era Edda Mallarini e la sua fidanzata dell'epoca, la coppia di uomini non trovandola, mi proposi e con un amico del “Fuori” fingemmo d'essere una coppia. Chiesi alla giornalista d'avvisarmi sui tempi della messa in onda, perché io dovevo risolvere la questione della mia famiglia che non lo sapeva e non avrei voluto lo sapesse in mondo visione. Cosa che non avvenne, è successo esattamente questo. Siamo nel 1979 e quella trasmissione ebbe 24 milioni di spettatori, meno male che nella mia famiglia quella sera c'erano mio fratello e mia cognata che si beccarono il primo impatto negativo. La cosa si era vista in tutta Italia, quindi dal paese arrivavano telefonate, la proprietaria di casa che protestava per aver affittato una casa ai “perversi”, molti sollevavano il problema dell'uso del cognome. Molti parenti non volevano che utilizzassi il cognome della famiglia. La crisi è durata un po', ci sono stati dei chiarimenti sempre non coinvolgente me, cioè riunioni, sollecitazioni da parte di zii e cugini, però io non ho mai avuto nessun tipo di reazioni. Non sono stato cuor di leone, dopo aver affrontato la situazione la sera stessa in cui tornai a casa e c'erano i miei genitori nel letto che mi aspettavano. Non ho mai più sollevato la questione. Tranne una volta in cui mio padre mi disse: “senti, ma allora quando hai deciso di fare l'operazione e di diventare donna”e io: “nessuna operazione, ciascuno sta bene come sta” Tutto chiarito, nel febbraio del 1980 mi sono fidanzato con Gianni Farinetti, la mia prima grande storia d'amore, e Gianni è venuto a casa, accolto benissimo dai miei genitori, e mia madre gli ha fatto un berretto all'uncinetto. Nel suo linguaggio non detto fare un berretto all'uncinetto a un amico di un figlio era un passo avanti. Per tutta la loro vita i miei genitori lo ricordavano sempre, lo accoglievano sempre. Quando si passava sul piano umano questi problemi non c'erano più. Poi tutto si è sciolto, poi nel 1985 sono diventato il segretario di Pezzana e nel 1990 sono diventato consigliere regionale e poi assessore. Questo ha mandato in visibilio mio padre, perché ero quello che era riuscito. La mia storia non è uguale alle altre, non conosco tante persone che hanno intrecciato vita personale e vita politica. Il mio coming out è stato il prolungamento dell'attivismo politico. La mia salvezza personale. L'emancipazione politica come emancipazione personale. Non è l'unica possibilità, ciascuno trova la sua strada. L'importante è la visibilità, non dire il falso. Non è mica obbligatorio dirlo, uno appena si presenta lo dice. L'identità è fatta da mille altre cose, l'identità sessuale è una parte di esse. La soluzione non è di dirlo ovunque, dappertutto, in tutte le situazioni. Basta rompere la censura, basta non essere omertosi, ma non è necessario sventolarla. Il Pride è un'altra cosa. Non è un discorso contro l'identità, è un discorso contro le esagerazioni. L'importante è essere consapevoli della propria identità, possibilmente non dire bugie al proprio nucleo familiare o ristretto (amici), ma non è necessario urlarlo urbi et orbi o sul posto di lavoro. Tranne dove è recepita malamente, allora la' bisogna lottare, perché non dobbiamo essere discriminati sulla base della nostra identità sessuale.
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