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Le parole della sua celebre omelia ispirarono la canzone "Yellow Triangle" di Christy Moore e tante altre versioni.
Il discorso è noto come "contro l'apatia" e la "violenza della tranquillità". Ma è ancora più noto come una sorta di monito politico, più volte riscritto, integrato e aggiornato sulla base dei mutamenti storici e sociali.
Usato nei cortei e come lucido argomento contro l'indifferenza davanti all'avanzata di un potere liberticida, le parole di Niemöller attraversano il tempo e i linguaggi, giungendo a noi anche per mezzo dei media più frivoli e inattesi.
Una versione leggermente diversa di questo testo politico è citata persino in un episodio della quarta stagione della serie televisiva americana "Desperate Housewives". Oggi, i concetti espressi nel 1945 da Martin Niemöller echeggiano ancora, sollevati dai venti di intolleranza e violenza che stanno spazzando il nostro paese in queste settimane. Rimbalzano su Internet su più blog, sui siti di molte associazioni politiche. E importa poco se un errore comune (che sembra avere radici nella svista di una fonte spagnola) ne attribuisce l'origine a un'inesistente poesia di Bertolt Brecht.
Quel che contano, ovviamente, sono le parole. Meglio: i concetti di fondo. Per questo, scelgo di omologarmi e contribuire alla loro diffusione nella forma attualmente in uso.
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perchè mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perchè non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me e non c'era rimasto nessuno a protestare.
Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perchè non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me e non c'era rimasto nessuno a protestare.
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