MINISTRO CARFAGNA INTERVIENE SU VICENDA DEL FESTIVAL LGBT DI TORINO CON COMPETENZA E SERIETA’. CERTI DIRITTI RINGRAZIA IL MINISTRO CHE RIMEDIA AD UNA VICENDA RIDICOLA E PATETICA. I TORINESI NE TERRANNO CONTO PER LE PROSSIME ELEZIONI.
Torino, 1 aprile 2011
“L’Associazione Radicale Certi Diritti ringrazia il Ministro per le Pari Opportunità per essere intervenuta sulla vicenda relativa alla cancellazione, da parte della Regione Piemonte, del Patrocinio alla rassegna internazionale del cinema lgbt di Torino. Il Ministro ha dimostrato attenzione e serietà rispetto ad una vicenda assurda e ridicola che fa tornare indietro di decenni la cultura e la politica. La rassegna internazionale del cinema lgbt di Torino, tra le più importanti in Europa e in assoluto la più prestigiosa in Italia, e che coinvolge decine di migliaia di persone, provenienti da varie parti del mondo, ha subìto la ‘censura politica’ di rappresentati politici retrogradi e con una visione miope della realtà. Saranno gli stessi torinesi ad esprimere il loro giudizio in occasione delle prossime elezioni. Negare un evento culturale di questa portata è il segno dei brutti tempi che stiamo attraversando. Bene ha fatto quindi il Ministro Mara Carfagna ad intervenire immediatamente con serietà e competenza”.
Cinema gay, Cota dice no e
DI GIUSEPPE SALVAGGIULO
TORINO
Al ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna non è piaciuta l’iniziativa del governatore piemontese Roberto Cota e dell’assessore alla Cultura Michele Coppola di revocare in extremis il patrocinio al Festival del cinema gay, in programma a Torino dal 28 aprile. Ieri
A complicare la situazione, e a mettere nelle condizioni di non poter tacere un ministro che ha lanciato campagne contro l’omofobia, le reazioni di ieri. Dell’Arcigay che denuncia «un cinismo volgare degno del peggiore apartheid». E del centrodestra torinese che non fa sentire voci dissenzienti rispetto alla scelta di Cota. Anzi la rivendica. Valga per tutte la dichiarazione di Agostino Ghiglia, vicecoordinatore regionale del Pdl e autocandidato sindaco, prima che Berlusconi puntasse sul giovane Coppola: «Si tratta di una vittoria per la destra piemontese, da sempre in prima linea contro rassegne cinematografiche di dubbio gusto e di nicchia. Il patrocinio va concesso solo a manifestazioni meritorie e non di parte. Il tempo delle vacche grasse e del finto politically correct targato sinistra è finito».
Diverse le opzioni prese in considerazione dal ministro Carfagna, dalla moral suasion a un intervento formale e pubblico. Su tutto, la sensazione di doversi smarcare da una decisione lontana rispetto alla linea che ha voluto dare al suo incarico. A fine giornata, la strada scelta dal ministro è anche la più plateale e significativa: la disponibilità a concedere il suo patrocinio al festival gay privato di quello della regione Piemonte. Un atto politicamente dirompente. Nelle prossime ore, il ministro valuterà i passi istituzionali. «Finora nessuno ci ha interpellati - è la linea decisa al ministero - attendiamo che qualcuno lo faccia per chiederci il patrocinio oppure saremo noi a prendere contatti». La prassi, infatti, vuole che il patrocinio di un ente pubblico sia richiesto dai promotori di una manifestazione culturale, indipendentemente dal fatto che comporti un contributo. In caso contrario, il patrocinio diventerebbe un cappello messo dalla politica su eventi culturali. Inoltre la procedura richiede un mese. Ma questi sono dettagli burocratici. La sostanza è che l’iniziativa del ministro scavalca il niet della regione e lo mette politicamente in un angolo. «Il patrocinio della Carfagna sarebbe il benvenuto», spiega il direttore della rassegna, Giovanni Minerba.
Il festival, organizzato dal Museo del cinema come il Torino film festival e il Festival cinemambiente, è giunto alla edizione numero 26. L’anno scorso ha radunato 40 mila spettatori da tutto il mondo: un record. Costa circa 550 mila euro, pagati per metà dal comune, per il 40% dalla regione e per la quota restante dalla provincia, dal ministero dei Beni culturali, dagli sponsor. In un quarto di secolo, la regione lo ha sempre patrocinato, anche negli anni della giunta di centrodestra (governatore il berlusconiano Enzo Ghigo). Di qui lo stupore di Minerba: «In sé il patrocinio è solo un logo in più o in meno, non ci cambia la vita. Ma ci pare insensata la scelta, non vorrei preludesse a un disimpegno economico. In tal caso, la reazione sarebbe forte». E inevitabilmente, se la regione chiudesse i rubinetti finanziari, si dovrebbe cercare una soluzione alternativa. Altrove, lontano.
DI ROBERTO SCHINARDI
Il Torino GLBT Film Festival aprirà i battenti il prossimo 28 aprile probabilmente senza la benedizione del governo regionale. Non era mai successo in 26 anni di storia del festival. Uno schiaffo morale ma non solo. Soltanto così si può interpretare l’inquietante rifiuto da parte della Regione Piemonte, per iniziativa dell’Assessore alla Cultura Michele Coppola, tra l’altro candidato sindaco di Torinoper il centrodestra, di concedere patrocinio e uso del logo alTorino GLBT Film Festival "Da Sodoma a Hollywood", tra le più importanti cinemanifestazioni a tematica omosessuale del mondo. La ventiseiesima edizione, ormai quasi pronta, è in programma dal 28 aprile al 4 maggio al Cinema Massimo. Non era mai accaduto, neanche con le giunte di destra più ostili al festival che nel passato hanno tentato di ostacolare i successi del Togay.
«Un incomprensibile atto di discriminazionecontro un'istituzione culturale di questa città che da 26 anni rappresenta in Italia e nel mondo un esempio nella costruzione di una società multiculturale» lo definisce Piero Fassino, leader del centrosinistra e candidato avversario di Coppola alle prossimeelezioni comunali. «È paradossale - continua Fassino - che nel giorno stesso in cui
«Vergognoso e assurdo» aggiunge indignata Mercedes Bresso, ex presidente di centrosinistra della Regione Piemonte. «La destra - continua Bresso - non è capace a riconoscere i diritti di tutti, in questo modo favorisce l’omofobia. Non si capisce perché altri festival del cinema possono utilizzare il logo della Regione e quello a tematica omosessuale no: il festival ha dato ampiamente dimostrazione del livello culturale della manifestazione, tanto da essere considerato uno tra i più importanti festival tematici al mondo. L’attuale giunta vuole imporre una visione bigotta della cultura. Il Festival è prima di tutto un importante evento culturale dove, attraverso l’arte cinematografica, non si fa altro che riflettere sui diritti civili ancora negati. E purtroppo oggi abbiamo avutoun’ennesima dimostrazione di quanto siano ancora presenti i pregiudizi e le discriminazioni verso la comunità lgbt».
«Oggi – conclude Mercedes Bresso - si è cancellato lo spirito laico e inclusivo che dovebbe caratterizzare le istituzioni pubbliche e si è imposta una visione oscurantista e omofoba». Il direttore della manifestazione Giovanni Minerba è piuttosto cauto sulle conseguenze: «Non c’è il logo della Regione? Pazienza. Mi rammarica, in 26 anni non era mai successo, né con la giunta di destra di Enzo Ghigo né con Giampiero Leo».
«Fino a questo momento non abbiamo altre notizie e nessuno ci ha detto che ci tolgono il contributo di 200.000 euro - continua Minerba -. C’è solo stato uno scambio di telefonate tra
«Bisogna aspettare che cosa succederà - continua Minerba -: per quest’anno è già stato calcolato un taglio del 20% su tutte le manifestazione del Museo del Cinema. A Coppola mi sentirei di dire una sola cosa: "In bocca al lupo per tutto quello che puoi fare"».
Dopo la decisione di Coppola, i circoli locali di Arcigay sono ovviamente insorti: «Auspichiamo che anche il Piemonte, che sui diritti lgbt è sempre stata all’avanguardia, si risvegli e riprenda a seguire il buon esempio che viene oggi da più parti d’Italia - sostiene Paolo Patanè, presidente nazionale Arcigay-. Per questo siamo a chiedere che
È arrivato nel tardo pomeriggio anche il commento di Coppola: «Si tratta dipolemiche strumentali, la solita tempesta in un bicchiere d’acqua.
Posizione, quella di Coppola, definita "pietosa" dall'associazione Certi Diritti che per bocca del suo segretario Sergio Rovasio fa sapere: «Ci sarebbe da chiedere "coerenza" su queste cose, e quindi ci aspettiamo che lor signori annuncino da subito il ritiro del logo della Regione Piemonte alTorino Film festival, a Cinema Ambiente, ma anche alla Fiera del Libro (che è organizzato da una autonoma Fondazione)».
«In realtà tutti sanno che la politica che si ispira alla peggiore sessuofobia della Giunta Cota - continua Rovasio - sta operando silenziosamente e puntigliosamente per cancellare ovunque sia possibile l'associazione della Regione Piemonte ad iniziative che hanno a che fare col mondo gay, lesbico e transessuale. Non hanno nulla da dire i Presidenti e Direttori artistici del Teatro Stabile, del Teatro Regio e della Fiera del Libro? Non credono anche loro che questi atti siano preludio di una chiusura anche culturale, dopo la chiusura economica che già si è abbattuta sulla cultura torinese e italiana?»
Il consigliere Nino Botti del Pd, intanto, ha già presentatoun’interrogazione alla Giunta Regionale.
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