Come in una commedia goldoniana Riccardo Peloso ha scelto l'ultimo giorno del carnevale 2012 per morire.
Senza dire niente a nessuno, ancora più leggero e discreto di come era sempre stato nel suo costume, si è addormentato da solo nel suo gran letto e ci ha lasciato tutti un po' interdetti, perchè in realtà credevamo tutti che fosse immortale...
Così, in un attimo e senza clamori, ha lasciato orfane vecchie e nuove generazioni di gay, così problematiche, così ossessionate da tanti miti, a cominciare da quello del sesso, private del suo esempio di stile e delle sue parole di storia personale e di saggezza; parole sempre tra il serio e il faceto e bonario, ma che sapevano colpire nel vivo dell'ipocrisia con arguzia dissacratoria, senza pietà alcuna, senza concedere sconti...
Era una persona di grande cultura, Riccardo, di cultura vera, nutrita di amore per la conoscenza e per l'arte, di letture e visioni a trecentosessantagradi, ma anche di vita vera, vissuta in prima persona, a tutti i livelli, con allegra consapevolezza di sé e profondo, orgoglioso senso della propria unicità.
Ci siamo conosciuti e fatti amici poco meno di mezzo secolo fa in un mondo assolutamente diverso da quello attuale, e la nostra amicizia ha resistito impavida alle tante avventure e vicissitudini che la vita ha riservato a entrambi, tenendoci spesso lontani, tanto che siamo riusciti a cominciare a goderci la reciproca compagnia solo da vecchi.
Eh si Riccardo caro, mi mancheranno le nostre chiacchierate e i nostri amarcord intorno ad una tazza di the o a un pranzetto improvvisato casa nostra o la tua. Come mi mancherà il calore della tua gentilezza affettuosa e quasi materna nei momenti difficili, della tua acutezza senza sconti nel criticare il mio lavoro artistico, le nostre discussioni sull'arte e sulla poesia, e le tante, tantissime cose che ancora potevi insegnarmi e che chissà se riuscirò mai ad imparare...
A tutta quella strana congerie di persone, che il tuo amico Consoli pretendeva di chiamare Comunità Varia, caro Riccardo, a quella gente che si ostina a voler dimostrare di volere rispetto dagli altri senza averne di sé, mancherà il tuo esempio di tranquillo ma indomito senso della dignità personale, pronto a scendere in lotta senza sconti per nessuno, al di sopra e al di là di chiacchiericci vanesi e inutili.
Da che ti conosco posso affermare senza tema di smentite che non hai indietreggiato di fronte alle tante difficoltà in cui la nostra società nel suo inveterato sessismo sessuofobico e razzista ha tentato di schiacciare la tua natura solare e creativa.
Oh sì, sei sempre stato ben consapevole e fiero della tua umanità, un fine intellettuale senza urla e protagonismi: hai speso con audacia gran parte della tua vita e del tuo lavoro per migliorare te stesso, per affinare le tue capacità di comprensione e di amore, per far crescere nella gente omosessuale la consapevolezza del proprio valore a prescindere dal genere, e se hai sbagliato non hai buttato su qualcun altro la colpa dei tuoi errori.
Tutto ciò che hai tentato di costruire per te e per noi tutti, è stato molto di più di quello che gran parte di noi ha fatto per te, e lo hai pagato cento volte di persona, fino all'ultimo.
Te ne sei andato e mi sento un po' più sola, ma negli ultimi tempi sei stato tanto male, hai sofferto nel fisico e nello spirito, troppo per una persona che odiava i piagnistei e amava ridere.
Io voglio ricordare il ragazzo che ho conosciuto e che non hai mai smesso di essere, che amava ridere di sé come degli altri ed era capace di aiutare con affettuoso disinteresse chiunque avesse davvero bisogno, come era capace e pronto ad aprire il cuore alla bellezza senza paura di esserne ferito... quello spilungone sempre vestito all'ultima moda, che sapeva ritrovare qualunque libro cercassi.
Lo ricorderò così come l'ho conosciuto, coi suoi capelli biondi e mossi, e ciglia scure così lunghe che sembravano finte a coprire quei grandi occhi verdi sempre un po' sorpresi, eppure pronti in un attimo a riempirsi di caldo riso allegro nel vedermi...
Ciao, anzi a rivederci, Riccardo.
Alba Montori
Senza dire niente a nessuno, ancora più leggero e discreto di come era sempre stato nel suo costume, si è addormentato da solo nel suo gran letto e ci ha lasciato tutti un po' interdetti, perchè in realtà credevamo tutti che fosse immortale...
Così, in un attimo e senza clamori, ha lasciato orfane vecchie e nuove generazioni di gay, così problematiche, così ossessionate da tanti miti, a cominciare da quello del sesso, private del suo esempio di stile e delle sue parole di storia personale e di saggezza; parole sempre tra il serio e il faceto e bonario, ma che sapevano colpire nel vivo dell'ipocrisia con arguzia dissacratoria, senza pietà alcuna, senza concedere sconti...
Era una persona di grande cultura, Riccardo, di cultura vera, nutrita di amore per la conoscenza e per l'arte, di letture e visioni a trecentosessantagradi, ma anche di vita vera, vissuta in prima persona, a tutti i livelli, con allegra consapevolezza di sé e profondo, orgoglioso senso della propria unicità.
Ci siamo conosciuti e fatti amici poco meno di mezzo secolo fa in un mondo assolutamente diverso da quello attuale, e la nostra amicizia ha resistito impavida alle tante avventure e vicissitudini che la vita ha riservato a entrambi, tenendoci spesso lontani, tanto che siamo riusciti a cominciare a goderci la reciproca compagnia solo da vecchi.
Eh si Riccardo caro, mi mancheranno le nostre chiacchierate e i nostri amarcord intorno ad una tazza di the o a un pranzetto improvvisato casa nostra o la tua. Come mi mancherà il calore della tua gentilezza affettuosa e quasi materna nei momenti difficili, della tua acutezza senza sconti nel criticare il mio lavoro artistico, le nostre discussioni sull'arte e sulla poesia, e le tante, tantissime cose che ancora potevi insegnarmi e che chissà se riuscirò mai ad imparare...
A tutta quella strana congerie di persone, che il tuo amico Consoli pretendeva di chiamare Comunità Varia, caro Riccardo, a quella gente che si ostina a voler dimostrare di volere rispetto dagli altri senza averne di sé, mancherà il tuo esempio di tranquillo ma indomito senso della dignità personale, pronto a scendere in lotta senza sconti per nessuno, al di sopra e al di là di chiacchiericci vanesi e inutili.
Da che ti conosco posso affermare senza tema di smentite che non hai indietreggiato di fronte alle tante difficoltà in cui la nostra società nel suo inveterato sessismo sessuofobico e razzista ha tentato di schiacciare la tua natura solare e creativa.
Oh sì, sei sempre stato ben consapevole e fiero della tua umanità, un fine intellettuale senza urla e protagonismi: hai speso con audacia gran parte della tua vita e del tuo lavoro per migliorare te stesso, per affinare le tue capacità di comprensione e di amore, per far crescere nella gente omosessuale la consapevolezza del proprio valore a prescindere dal genere, e se hai sbagliato non hai buttato su qualcun altro la colpa dei tuoi errori.
Tutto ciò che hai tentato di costruire per te e per noi tutti, è stato molto di più di quello che gran parte di noi ha fatto per te, e lo hai pagato cento volte di persona, fino all'ultimo.
Te ne sei andato e mi sento un po' più sola, ma negli ultimi tempi sei stato tanto male, hai sofferto nel fisico e nello spirito, troppo per una persona che odiava i piagnistei e amava ridere.
Io voglio ricordare il ragazzo che ho conosciuto e che non hai mai smesso di essere, che amava ridere di sé come degli altri ed era capace di aiutare con affettuoso disinteresse chiunque avesse davvero bisogno, come era capace e pronto ad aprire il cuore alla bellezza senza paura di esserne ferito... quello spilungone sempre vestito all'ultima moda, che sapeva ritrovare qualunque libro cercassi.
Lo ricorderò così come l'ho conosciuto, coi suoi capelli biondi e mossi, e ciglia scure così lunghe che sembravano finte a coprire quei grandi occhi verdi sempre un po' sorpresi, eppure pronti in un attimo a riempirsi di caldo riso allegro nel vedermi...
Ciao, anzi a rivederci, Riccardo.
Alba Montori
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