"La Rivoluzione Queer non Russa", con un riferimento alla storica campagna pubblicitaria del Manifesto, è stato lo slogan scelto dai giovani attivisti romani per lanciare un messaggio al governatore di San Pietroburgo, Georgy Poltavchenko. "Le speranze che il governatore fermi quella legge sono minime – hanno spiegato gli organizzatori – ma era importante mandare un messaggio di solidarietà alle persone omosessuali e transessuali russe". "Anche da Roma – continuano – è importante lanciare un messaggio chiaro: è impensabile censurare l'omosessualità!".
In base alla norma appena approvata, è definita "propaganda" omosessuale "la diffusione mirata e incontrollata di informazioni in grado di danneggiare la salute e lo sviluppo morale e spirituale dei minori", in particolare quelle informazioni che possono creare "un'impressione distorta" delle "relazioni coniugali".
"È evidente – sostengono gli attivisti di QueerLab – che questa legge potrà essere usata, e sarà sicuramente usata, per ridurre le persone omosessuali e transessuali all'invisibilità, per schedare le associazione lgbt e per impedire le manifestazioni pubbliche come i gay pride". E proprio per rivendicare il diritto a manifestare l'orgoglio e la visibilità, i manifestanti hanno sparato coriandoli e lustrini colorati come durante le parate dei pride.
"Dopo le violenze e i divieti al pride di Mosca – aggiunge uno dei manifestanti – questa legge è un altro allarmante segnale di quanto la Russia stia diventando un paese invivibile per le persone lgbt".
QueerLab è una nuova associazione lgbt romana, nata nell'ottobre scorso, che ha dato vita ad un blitz simile il 1° dicembre, in occasione della Giornata mondiale della lotta all'Aids, per protestare, davanti alla statua a Karol Woytjla alla stazione Termini, contro le politiche anti-preservativo del Vaticano.
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