Un articolo interessante, ma anche divertente, dal web. Anche a proposito di marijuana...
AMg
Belinda Malaspina -
Secondo un medico messicano la marijuana causerebbe un
calo di ormoni virili e, dunque, le tendenze gay. Curiosa tesi già
sentita nella Germania di settant’anni fa.
Chi
può dire di non avere mai incontrato, in palestra o al bar o
semplicemente sul luogo di lavoro, un gay dal fisico scolpito, dalla
testa pelata e dalla virilità dirompente? Niente di più facile. Eppure
l’antica associazione di idee tra carenza di testosterone nel maschio e
tendenze omosessuali è dura a morire.
L’esempio forse più tragico, ricordato anche nel saggio Homocaust di
Massimo Consoli, documentato studio sul nazismo e la persecuzione degli
omosessuali, è quello del “medico maledetto” Karl Vernaet, che nei
campi di sterminio nazisti sperimentò sui detenuti omosessuali le sue
strampalate e pericolose teorie: il medico, infatti, convinto che la
propensione del maschio verso individui del suo stesso sesso fosse
causata dalla carenza dell’ormone virile per eccellenza, ne
somministrava massicce dosi sottocutanee. Massicce a tal punto che le
vittime del suo sadismo, che in pochi minuti si ritrovavano in corpo la
dose di testosterone normalmente rilasciata in un anno, non ne
sopravvivevano.
Che dire oggi di una brutalità del genere? Semplicemente che deve
poggiare su un pregiudizio assai diffuso se dai regimi totalitari, dove
porta a drammatiche conseguenze, fa capolino persino nella odierna
società che qualcuno vorrebbe definire “civile”. Il professor Narcizo
Morales López, coordinatore della clinica medica dell’Università
Popolare autonoma dello Stato di Puebla, in Messico, sembra infatti
voler ripescare il pregiudizio di cui sopra, niente affatto turbato
dalla circostanza in cui tale idea è stata condotta alle estreme
conseguenze. Il medico ha dichiarato
che «il giovane dedito alla marijuana tende a diminuire i livelli di
testosterone, che è quello che fornisce le caratteristiche della
mascolinità, e allora, al diminuire di tali caratteristiche, si iniziano
ad avere tendenze di tipo omosessuale». Niente di nuovo sotto il sole.
La differenza con il nazismo è la natura neopagana del movimento
hitleriano che in altri contesti viene esportata pari pari trasferendola
al più consono ambiente cristiano: sempre secondo Morales López,
infatti, si tratta di persone che «mischiano alcol, sesso e marijuana.
Ma il sesso è da fare con chi si deve, non con un uomo o una donna a
caso – a seconda del tuo sesso, ovviamente – ma solo con chi ti fa
sentire veramente bene». Così da ideologia nasce ideologia, non importa
quanto distorta: perché all’inizio di tutto c’è un tragico equivoco,
ossia l’errata interpretazione di istanze religiose o, meglio, di fede.
Non importa se nell’antica Grecia ci fossero più filosofi omosessuali
che filosofi eterosessuali: nella cristallizzazione ideologica del
nazifascismo, l’antichità viene riscritta di punto in bianco. Allo
stesso modo il cristianesimo di Gesù, che accoglieva alla sua mensa
gente di tutti i tipi e quindi anche omosessuali, diventa il più fiero
strumento di condanna di comportamenti sessualmente “altri”.
L’antidoto a tale ideologia? Evidentemente non c’è o non lo si vuole
usare, perché se ci fosse – o se lo si volesse usare – l’umanità sarebbe
migliore nel giro di poche generazioni. Ma forse il punto è anche un
altro. Occorre trasferire il tutto dal campo speculativo a quello della
realtà e tornare nei familiari luoghi di cui sopra: il bar, la mensa, la
palestra, il lavoro, in mezzo a colleghi gay tutti muscoli, camerieri
etero mingherlini, amiche lesbiche iperfemminili, colleghe viriloidi con
marito e quatto figli e chi più ne ha più ne metta, in un inno alla
varietà umana che a ben vedere sarebbe il miglior riparo contro ogni
ideologia.
http://cronachelaiche.globalist.it/Detail_News_Display?ID=40456&typeb=0
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