Nella seduta dello scorso 27 ottobre il senato della repubblica ha deciso di non procedere con la discussione degli articoli del Ddl Zan. La proposta di legge che mirava a introdurre nell’ordinamento italiano forme di tutela contro le discriminazioni fondate sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità. Questa decisione blocca di fatto l’iter del provvedimento. Adesso infatti dovranno passare almeno 6 mesi prima che il progetto di legge possa riprendere il suo percorso.
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i voti favorevoli al non passaggio agli articoli.
Il Ddl potrà eventualmente riprendere il suo iter dalla commissione giustizia di palazzo Madama nell’aprile del 2022. Quando però mancheranno pochi mesi al termine della legislatura. Appare complicato quindi che il parlamento possa approvare una legge contro i crimini d’odio entro il 2023. In tutto questo scenario c’è stato un grande assente: il governo, che si è disinteressato del tema. Negli ultimi mesi però abbiamo spesso raccontato di un parlamento con un ruolo marginale rispetto all’attività dell’esecutivo. E quanto accaduto con il Ddl Zan conferma questa dinamica. Senza la spinta propulsiva del presidente del consiglio (scaturita da un accordo tra le forze politiche della maggioranza) infatti difficilmente il processo legislativo può andare a buon fine.
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