Associazione Fondazione LUCIANO MASSIMO CONSOLI

9 giugno 2022

Una email di Massimo Consoli del 2005: OMPO COMPIE 30 ANNI. AUGURI !

     Data: Thu, 07 Apr 2005 10:00:36 +0200

      Da: Massimo Consoli <diama@tin.it>
  Oggetto: OMPO compie 30 anni. Auguri!


OMPO compie 30 anni. Auguri!

Aprile 1975!
Che anno, ragazzi miei (e ragazze mie!). Quante storie da raccontare, se
qualcuno avesse la pazienza di venirmi a trovare con un registratore, come
suggeriva Franco Grillini lo scorso gennaio, quando mi fece visita in
ospedale insieme a Fabio Croce ed a Roberto Massari.
Erano tempi eroici, quelli! E così dicendo non posso fare a meno di dare
l'impressione di essere ormai impietosamente vecchio.

Nell'aprile del 1975 vedeva la luce il primo numero di "Ompo" che, oggi,
probabilmente è una delle più antiche pubblicazioni al mondo a continuare
a uscire, sia pure irregolarmente, sia pure in veste tipografica sempre
diversa, sia pure con infinite difficoltà.  Però esce da 30 anni. Ed anche
questo è un record.
Era questa una delle cose che avevo voluto più fortemente. Era dagli anni
Sessanta che cercavo di tirar fuori quello che mi sentivo dentro. Avevo
fatto il giro delle redazioni romane di quasi tutti i giornali che si
stampavano allora, da quelli più seri, tipo "L'Espresso" e "Panorama", a
quelli più zozzerelloni, come "LSD" (nel '68, addirittura!), "Men", "OS",
ricevendo solo pernacchie o allusioni irriverenti.
Più tardi, seguendo anche le mie idee politiche, avevo cominciato a
scrivere sulla stampa anarchica e lì ero riuscito, per la prima volta, a
far filtrare qualche notizia alla quale tenevo in maniera particolare. Ma
era un lavoro difficile, complicato, inizialmente fatto soprattutto di
allusioni o di brevi citazioni. Più tardi, acquisita una certa
autorevolezza e guadagnatami la loro fiducia, scriverò molto di
omosessualità, di gruppi gay, di cose omofile, in maniera ben più aperta e
diretta, su "L'Internazionale", "Umanitò Nova", "Volontà" ed altri
giornali del genere (non per niente Mariasilvia Spolato mi scrisse che aveva
capito da quanto andavo pubblicando sull'Internazionale che ero l'unico gay
a trattare l'argomento da un punto di vista positivo e propositivo, e per
questo si precipitò in Olanda, dove vivevo, per conoscermi di persona), ma
non riuscivo mai a dire veramente tutto, e con il linguaggio che preferivo.

Anche altre esperienze mi lasciarono l'amaro in bocca e mi fecero capire che
avevo bisogno, estremo bisogno, di un mio giornale, sul quale potermi
esprimere a mio piacimento.
Ma avere un proprio organo "ufficiale" (per così dire) non era facile e,
soprattutto, non era economico. L'essere anarchico mi aiutò molto.
Soprattutto l'esperienza dell'individualismo alla Stirner. Così, mi misi di
buzzo buono per avere un mio foglio. Feci anche dei tentativi. 

Nel '71, in Olanda, avevo fondato una testata illegale e clandestina. Si chiamava, un po' retoricamente (ma era l'epoca) "Manifesto per la Rivoluzione Morale", ed
era edito dal GIES, Gruppo di Solidarietà tra gli Italiani all'Estero.
Il primo numero fu dedicato all'"Omosessualità Rivoluzionaria". E' quello
ch'è poi passato alla "storia", con il nome abbreviato di "Manifesto Gay".
Gli altri due numeri erano dedicati a "Omosessualità e Rivoluzione"
(articolo che poi venne ripubblicato sul numero zero del "Fuori!" nel
successivo febbraio 1972), ed a "Gli Omosex e il Nazismo" ("Rapporti tra
Omosessualità e Nazismo"), che rappresentò l'articolo originario dal quale,
più tardi, uscirà il libro "Homocaust". Anzi, mi sembra (ma non ne sono
affatto sicuro, purtroppo, anche perché non trovo più la copia originale),
che questo neologismo l'abbia usato per la prima volta proprio in
quell'occasione.
Il numero 2 ed il numero 3 vennero editi dal Gruppo per la Rivoluzione
Morale, che aveva un indirizzo postale presso postbus 3471, Amsterdam,
Olanda.

Dopodiché' rientrai in Italia, ma la voglia di fare un giornale mio, un
giornale "omofilo", non me la tolsi più.
Vivevo una contraddizione insanabile. Scrivevo per numerose riviste gay
all'estero, ma non riuscivo a dire le stesse cose nel mio paese. Collaboravo
ad "Arcadie" (Francia), "Uni" e "Viking" (Danimarca), "Revolt" (Svezia),
"SMG" (Scozia), "Hey" (Svizzera), e chissà quanti altri giornali ancora, ma
l'Italia restava terra di nessuno. Pubblicai qualche cosa su "Men", ma la
collaborazione era tempestosa e finì malamente. Tra l'altro, alcuni
giornali utilizzarono i miei articoli per riscriverli ed attribuirseli loro,
usando perfino, sfacciatamente, il mio materiale fotografico!
Ad un certo punto pubblicai un bollettino ciclostilato, organo del CIDAMS
(Centro Italiano per la Documentazione delle Attività delle Minoranze
Sociali) fino a quando, nell'aprile del 1975, mi decisi al gran passo.

Qualche settimana prima mi organizzai "scientificamente". Feci un salto in
Svezia, per vedere come funzionava la redazione di "Revolt" (11-18 gennaio).
Marcello Baraghini (sì, quello di "Stampa Alternativa" e dei libri a mille
lire) mi portò in una tipografia in una traversa della via Ostiense, ed
accettò di fare il vicedirettore (non responsabile) del giornale che avevo
in mente. Il 24 marzo registrai la testata: si chiamava "O-MPO".
Il 30 ed il 31 (Pasqua e Pasquetta), andai a Milano, dove c'erano alcuni locali che
pensavo interessati a metterci un po' di pubblicità.
Li visitai tutti e cinque, e li scrissi sulla mia agenda: la "Fragolaccia"
(piazzale Segesta, 200 metri dalla stazione Metro Lotto), la "Punta
dell'Ovest" (quartiere Baggio, bus "Q" dalla stazione Metro Gambara), il Bar
"Cusani" (via Cusani, staz. Metro Cairoli), il "Conte Biancamano" (Peschiera
Borromeo, zona Idroscalo), il "Dancing Bells" (viale Bligny, zona Porta
Vicentina). Ma l'unica cosa che ricevetti, fu un bel sorriso e tanti auguri
per la mia iniziativa.
Il 10 aprile successivo, un giovedì, il tipografo mi consegnava il primo
numero di "O-MPO".
Ero emozionatissimo.
Da Milano, era sceso a Roma il mitico Bisanzio Badano, una firma storica nel
primo porno gay italiano, che mi accompagnò in tipografia e fece il diavolo
a quattro per farsi dare la copia cianografica di quel numero uno. "E' un
documento storico", mi disse, "questa copia diventerà importante, fra
qualche anno".
Il tipografo si chiamava Riccardo Tronca, era un compagno, e mi fece un
prezzo "politico" ridotto all'osso: 10.000 lire a pagina, per sedici pagine,
in mille copie.
La copertina sparava un solo titolo che prendeva mezza pagina:
"Sensazionale. Costituito anche in Italia il movimento politico degli
omosessuali (MPO)", mentre sotto il nome della testata, c'era la
spiegazione: "O-MPO. Organo del Movimento Politico degli Omosessuali".
A pagina 16, il giornale chiudeva con una foto che mi aveva mandato John
Lauritsen: un ragazzo, arrampicato su di un albero, che mostrava uno
striscione con la scritta "Gay Liberation Front", ed i simboli di due maschi
e di due femmine.

Dario Bellezza mi aveva consegnato un pezzo per la penultima pagina, che si
concludeva con l'appello: "Omosessuali di tutto il mondo, unitevi!".
A pagina 2 c'era un mio editoriale (anonimo) nel quale spiegavo il perché
di questa nuova pubblicazione.
Alle pagine 3 e 4 avevo pubblicato lo statuto dell'MPO, ricopiato
integralmente da quello del Partito Comunista Italiano (cambiando qualcosa
di qua e di la'), e per un semplice motivo: era l'unico statuto che avevo a
portata di mano e che si prestava a quello che volevo dire!  Avessi avuto
quello di un qualsiasi altro partito politico, l'avrei usato ugualmente come
punto di partenza.
Seguivano le "Lettere al Direttore", che era la corrispondenza ricevuta
dagli iscritti al CIDAMS. 
Poi la recensione di "Capelvenere", un libro di Anna Mongiardo, brevi notizie 
di cronaca, una considerazione sull'"Essere Omosessuale", una corrispondenza 
dall'Olanda, un articolo sul TIPCCO, il Tribunale Internazionale Permanente per 
i Crimini Contro l'Omosessualita', perfino un oroscopo (di Frocik!), e una rubrica di inserzioni.
Il pezzo sul TIPCCO denunciava le violenze perpetrate contro i gay argentini
dalla polizia e dallo Stato, ed era stato realizzato con i materiali forniti
da un giovane sudamericano ch'era venuto a Frattocchie da Bologna, il
precedente 8 e 9 marzo (sabato e domenica).
Diceva di chiamarsi Julio Montero e di essere argentino. Il suo soprannome
era Lola Punales (si scrive con la tilde sulla "n"), che aveva ripreso da un
noto omosessuale uruguayano arrestato, picchiato, torturato e castrato.
Era entusiasta per quanto stavamo facendo a Roma noi del Cidams, soprattutto
le iniziative a favore dei gay sudamericani attraverso il neonato TIPCCO ("Devo 
dirti che non ho potuto fare a meno di ammirarti per le tue coraggiose
iniziative di andare a parlare all'agenzia Montecitorio sull'America del
Sud"), e noi eravamo contenti di aver incontrato questo giovanotto in gamba,
ben più coraggioso di noi, in realtà, e con forti capacità organizzative
che, un po' più tardi, riassumerà il suo vero nome (Samuel Pinto), e la
sua vera storia: fuggito dal Cile in seguito al golpe di Pinochet, nel 1977
parteciperà alla fondazione del "Collettivo Frocialista" bolognese, che nel
'78 diventerà "Circolo Culturale XXVIII Giugno", poi "Arcigay Cassero".

Il menabò del giornale era stato presentato il 27 marzo, alle ore 20.00,
presso la sede del Partito Radicale, in via di Torre Argentina 18, in
coincidenza con la prima riunione settimanale del Movimento Politico degli
Omosessuali, nel corso della quale si decise anche di impegnarsi a fondo per
presentare una propria lista alle successive elezioni regionali di giugno.

Da quell'aprile 1975 sono usciti 265 numeri del giornale, con migliaia di
articoli e centinaia di collaborazioni prestigiose: uno spaccato
straordinario per studiare la comunità varia del nostro paese negli ultimi
trent'anni.
Per chi avesse voglia di studiarla.

Poi, nel 1989 fonderò "Rome Gay News" e "Sabazio". Ma questa è tutta
un'altra storia.

Massimo Consoli

P.S.) Parecchi articoli di quel numero 1 si possono scaricare dal sito:
http://www.cybercore.com/consoli/giornali.htm ( purtroppo il sito non esiste più dal 2019)  mentre spero vi sia gradevole la lettura del preambolo allo statuto
dell'MPO.

pagina 3

Preambolo dello Statuto del Movimento Politico degli Omosessuali

Il Movimento Politico degli Omosessuali (MPO) è l'organizzazione politica
d'avanguardia della classe omosessuale e di tutti gli omosessuali, senza
distinzione alcuna né di sesso, né di religione, né di nazionalità, né
di lingua.
Esso ha per scopo la lotta per l'indipendenza e la libertà della classe che
rappresenta, per la trasformazione delle strutture sociali da autoritarie e
repressive in libertarie e progressive, per la eliminazione dello
sfruttamento dell'uomo sull'uomo, per la fine della distinzione degli
individui tra chi comanda e chi obbedisce, per l'edificazione del
socialismo.
L'MPO trae motivi di ispirazione dai teorici del socialismo utopistico, dai
pensatori ed agitatori anarchici e socialisti del secolo passato che posero
le basi per una interpretazione libertaria anche dell'omosessualità, dalle
organizzazioni omosessuali europee e statunitensi degli anni 1950/1970, dai
Gay Liberation Front che piu' recentemente hanno avviato su nuove basi la
lotta per la liberazione della nostra classe.
L'MPO trae motivi di esistenza dai duemila anni di persecuzioni che una
religione ostile all'uomo, com'è stato il giudeo-cristianesimo, ci ha
inflitto nelle maniere e con i mezzi più atroci e negatori di ogni
umanità.
Nel momento stesso in cui nasce, l'MPO ricorda in particolar modo i suoi
50.000/80.000 martiri trucidati nei campi di concentramento nazisti, i
milioni di nostri fratelli la cui esistenza è addirittura negata nei regimi
comunisti, le angherie, le discriminazioni e le condanne che molti di noi
devono subire sotto le democrazie borghesi.
L'MPO nasce fruendo dell'esperienza preziosa fornitagli in questi ultimi
anni dall'evoluzione dei movimenti omosex euro-americani e, particolarmente
in Italia, dalle elaborazioni ideologiche e dalle attività del FUORI!
(Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano) e del CIDAMS (Centro
Italiano per la Documentazione delle Attività delle Minoranze Sociali), e
di altri gruppi minori, alcuni dei quali ormai scomparsi, come il RO
(Rivolta Omosessuale), il FLO (Fronte di Liberazione Omosessuale), l'AIRDO
(Associazione Italiana per il Riconoscimento dei Diritti degli Omosessuali).
L'adesione all'MPO è libera e volontaria. L'iscritto s' impegna a fare
tutto il possibile per contribuire alla lotta di liberazione della classe
omosessuale che è, in ultima analisi, lotta di liberazione totale e del
singolo individuo, poiché non si e' mai dato che l'Eros Maggioritario abbia
trionfato a scapito dell'Eros Minoritario.



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