L'aspetto della camera da letto della morta - La fotografia con dedica a D'Artagnan - Antonietta, la figlioccia giovane e carina - I primi fermi - Le prime ipotesi
Non sono solo le contraddizioni dell'amica della morte a generare dubbi e sospetti in coloro che sono presenti sulla scena del delitto. In quelle ore drammatiche, c'è qualcosa di strano che aleggia nell'appartamento dei coniugi Scala. Poliziotti e giornalisti avvertono che c'è un che di inspiegabile comportamento nei protagonisti di questa vicenda: è palpabile come una reticenza, come un impaccio, se non una preoccupazione, sia da parte della Buonporto, che dei coniugi Scala. Sono due cronisti presenti sulla scena del delitto a percepirla per primi ea formulare le domande giuste per farla affiorare. I dovuto, infatti, nell'ispezionare la stanza in cui le due donne convivono e dove è stato composto il corpo della vittima – «una cameretta da zitellone, con due letti in finta noce, un comodino, un'immagine del Sacro Cuore, eccetera» ¹ –, non possono fare a meno di notare che
Se non fosse sufficiente la scarsa femminilità e civetteria dell'ambiente, ciò che maggiormente attira l'attenzione degli astanti è una fotografia posta su un comò, che ritrae una bella e florida ragazza, con in calce una dedica: «Al suo D'Artagnan. Antonietta». Le domande allora iniziano ad essere meno sfumate, più dirette e insistenti. Si scopre che la Meravigli ha una figlioccia, una giovane ragazza di 28 anni di nome Antonietta Blendig (a seconda delle testate si trovano varianti del cognome come Blendich, o Bledic), originaria del Friuli. Di lei scrive, ad esempio, il cronista di «L'Unità»:
Che la ragazza possa avere un peso specifico importante in questa vicenda lo dimostra il fatto che il giornalista punti, con ingenua e immotivata credenze, a un'immediata conclusione della vicenda, tanto da terminare il suo pezzo con la frase:
Anche il cronista di «Il Messaggero» in chiusura del proprio articolo cita la ragazza tracciando le prime mosse a caldo degli inquirenti:
Per coloro che con la lettura dei quotidiani si stanno appassionando alla vicenda della fruttivendola uccisa sulla soglia di casa, la natura del rapporto esistente tra Agostina Meravigli e la giovane Antonietta inizia ad essere profilato con maggiore chiarezza nei giornali del lunedì. Scrive «Il Messaggero» del 9 febbraio:
Il quotidiano torinese del pomeriggio «Stampa Sera», che riporta per la prima volta la vicenda con un trafiletto in prima pagina, aggiunge qualche ulteriore dettaglio:
Al di là di ciò che scrivono i giornali – ognuno con ipotesi, supposizioni e interpretazioni arbitrarie delle informazioni che trapelano dal commissariato Salario dove il Buonporto e la Blendig sono trattenute per essere interrogate, è il caso di fissare qualche elemento che possiamo ritenere certo. Agostina Meravigli è una donna lesbica, come di lì a qualche giorno verrà chiaramente ribadito da un articolo del settimanale «Cronaca nera»:
Inoltre, non ci vorrà molto a comprendere che il “D'Artagnan” della dedica di Antonietta è proprio Agostina, con la quale la ragazza ha una relazione intima e sentimentale, che è nota sia alla Buonporto, che ai coniugi Sala. Negli oggetti che la polizia sequestra la notte dell'omicidio nella stanza da letto condiviso da Agostina e Luisa, c'è anche una fotografia che ritrae le due assieme a Antonietta, sedute sul bordo di una fontana. Grazie per aver letto il terzo capitolo di questo racconto true crime ! I prossimi capitoli saranno fruibili solo sottoscrivendo un abbonamento a pagamento. Se vuoi condividere questo capitolo con qualcuno a cui pensi possa interessare clicca sul bottone qui sotto. (Il prossimo capitolo sarà pubblicato il 16 luglio) 1 Anonimo, Hanno ucciso D'Artagnan , su «Cronaca Nera», Anno IV, nr. 7 del 14 febbraio 1948, pag. 1. 2 Ivi. 3 Anonimo, Freddata sulla soglia di casa da un giovane in divisa militare , su «L'Unità» dell'8 febbraio 1948. 4 Ivi. 5 Anonimo, Una negoziante di frutta uccisa a rivolterate da uno sconosciuto che l'aveva seguita a casa , su «Il Messaggero» dell'8 febbraio 1948. 6 È la ragione per cui la maggior parte degli articoli che compaiono sulla stampa popolare in cui si parla di retate in luoghi all'aperto e irruzioni nel caso in cui private frequentate da omosessuali siano a seguito di un omicidio. La prassi era quella di cercare il colpevole nel “giro” della vittima. Questo è il motivo per cui la maggior parte dei delitti rimanevano insoluti. Come si può leggere nell'occhiello dall'articolo riprodotto qui sotto recuperato nella cronaca milanese del quotidiano politico «Avanti!» del 16 novembre 1946, il provvedimento di polizia scatta dopo un delitto, quello dell'ex ferroviere Vonchia. Per questi omicidi di omosessuali è stato coniato il neologismo “omocidi” dall'attivista Massimo Consoli, ad essi lo studioso Andrea Pini ha dedicato una ricerca e un saggio intitolato Omocidi. Gli omosessuali uccisi in Italia , Roma, Stampa Alternativa, 2002. 7 Anonimo, Hanno ucciso D'Artagnan , su «Cronaca Nera», Anno IV, nr. 7 del 14 febbraio 1948, pag. 1. |
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10 luglio 2025
Da Le RADICI DELL'ORGOGLIO Lo strano caso di Agostina Meravigli, detta D'Artagnan - Capitolo III
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