Associazione Fondazione LUCIANO MASSIMO CONSOLI

25 aprile 2024

RITRATTI STORICI LGBT : intervista a FRANCO GRILLINI

 M5S Diritti civili ed LGBT

RITRATTI STORICI LGBT 

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FRANCO GRILLINI

Franco Grillini è un politico, attivista e giornalista italiano. È presidente onorario di Arcigay e Gaynet. Presidente di Linfa. Nato a Pianoro, in provincia di Bologna il 14 marzo del 1955.

a cura di Sara Zanon

1. Qual è il rapporto tra sfera pubblica e sfera privata per un omosessuale di ieri e di oggi? Viene in mente un vecchio slogan degli anni '60 che era in parte del femminismo e in parte del movimento gay di allora e cioè che “il privato è politico”, che il personale è politico. Una vulgata voleva che il personale fosse privato nel senso di indicibile a livello pubblico, siccome quello che succedeva nel privato nelle relazioni tra le persone, nella sessualità era poi fortemente osteggiato dalla cultura clericale della destra era evidente che non ci si poteva più accontentare dell'idea che le cose che succedevano nella vita di relazione erano da relegare nell'ambito del privato e non avessero un'influenza sulla vita sociale, una profonda influenza. Iniziò una critica molto forte del privato come luogo inaccessibile alla politica e furono pubblicati diversi libri che rompevano un po' questa ideologia e che aprivano un mondo. C'erano ovviamente le istanze femministe per cui la sessualità non doveva essere necessariamente legata al processo riproduttivo. C'era un'autonomia della sessualità e soprattutto che il piacere sessuale era una cosa importante e positiva e soprattutto autonoma. Era importante la sessualità e il piacere sessuale delle donne che fino ad allora era negato, era solo il piacere maschile che predominava. Assieme a questa rivoluzione, a questa separazione tra sessualità e riproduzione, cominciavano gli albori della rivoluzione lgbt con la scintilla di Stonewall del 1969 e con i primi movimenti organizzati che chiedevano lo spazio pubblico. Ciò che prima era relegato nel privato muta, perchè l'indicazione era quella “vizi privati, pubbliche virtù” ed era la grande ipocrisia nazionale, soprattutto italiana, ma un po' in tutto il mondo. Lo Stato diceva:“fai quello che vuoi, basta che non lo dici in giro, basta che non si veda, basta che non rivendichi!!!”. Questi “vizi privati, pubbliche virtù” venivano meno non appena si organizzavano i primi Pride, i primi movimenti, le prime assemblee pubbliche, i primi incontri, i primi dibattiti, le prime discussioni, i primi festival del cinema, la prima manifestazione pubblica di una diversità che fino ad allora era stata clandestinizzata. Quindi la questione pubblica-privata è una questione politica. La rivendicazione dello spazio pubblico.

2. Come attivista cosa ne pensa: Uguali nella differenza, differenti nell’uguaglianza? Il discorso sulla differenza è un discorso complesso. Riemerso recentemente nella polemica sulla surroga e quella ala del femminismo che si definisce appunto “femminismo della differenza” che ha rispolverato l'idea che la condizione biologica dell'essere femmina fosse sovrapposta al ruolo dello stare in casa, fare la serva di un maschio e l’unico destino fosse la maternità.Questo biologismo era giustificato dalla biologia femminile, quindi questo rispolvero del biologismo è stata un'operazione molto brutta, in perdita. Molto contestata, invece, negli anni '70. Esiste tra l'altro una lettera firmata da una serie di femministe storiche, tra cui una cara amica di Firenze che purtroppo è morta, Liana Borghi che hanno contestato questo ritorno reazionario di una parte del movimento femminista. Il problema uguaglianza/differenza è che noi abbiamo affermato la diversità come valore. In genere la parola differenza viene usata per descrivere la diversità uomo-donna, la differenza di genere. Io sono molto affezionato alla parola “diversità”, perchè negli anni '80 e '90 gli anni in cui abbiamo costruito l'Arcigay nazionale, uno dei nostri slogan e punti di forza politici era la diversità come valore. Vale a dire la critica all'omologazione, già argomento caro a Pasolini. Cioè al fatto che tutti si dovessero conformare allo stesso modello. La diversità come valore invece veniva da noi proposta sul piano teorico come strumento d'affermazione di ogni individuo, dell'identità individuale, del proprio essere. Discorso che vale anche per il mondo etero, non c'è un essere umano uguale ad un altro. La diversità è la caratteristica intrinseca di ogni essere umano, d'altra parte i geni si combinano tra di loro dando origine ad esseri umani uno diverso dall'altro, persino tra i gemelli ci sono delle diversità. I medici nazisti nei campi di concentramento erano ossessionati dai gemelli, in particolare Josef Mengele. La diversità è un dato strutturale dell'essere umano. E'stato dimostrato proprio sul piano biologico che la diversità è un fatto vantaggioso, perchè mentre la riproduzione tra consanguinei produce disastri, produce persone handicappate etc etc, il mescolamento dei geni produce una esaltazione della salute sia fisica che mentale. Le persone stanno meglio. I faraoni che si accoppiavano tra di loro generavano dei mostri, i regnanti d'europa che si accoppiavano tra di loro producevano dei mostri. La diversità favoriva la salute e la forza fisica delle persone. C'è un bellissimo studio di un sociologo americano che si chiama Richard Florida che ha scritto “l'ascesa della classe dirigente” che dice che la creatività è la vera forza produttiva moderna. Le idee che poi la gente mette nell'informatica, nella creatività della moda, mette nell'arte, anche nel processo produttivo, ad esempio, quello più tradizionale dentro la fabbrica. Questa forza creativa è tanto più evidente, tanto più la diversità viene non solo tollerata, ma promossa. Nelle città dove le persone sono più libere lì si vive meglio, ci si diverte di più, lo studioso usa anche indicatori della vita notturna per dimostrarlo, la produzione è più elevata e la più ricca. La diversità legata alla libertà e al riconoscimento dei diritti è la vera forza produttiva moderna. Quindi io sono per tornare a pensare la diversità come valore, perchè spesso e volentieri c'è stata una critica da parte progressista di quello che diceva “diverso sarà lei!”, oppure del verso più noto di Sandro Penna che diceva: “Beato chi è diverso essendo egli diverso, guai a chi è diverso essendo egli comune” che è un verso citatissimo. La diversità è una cosa importante, perchè è un valore e addirittura una forza produttiva, assieme alla creatività.

3. Le espressioni del coraggio umano vengono associate a caratteristiche del mondo animale: “ha il ruggito del leone”, “l’incornata del toro”, perché nell’essere coraggioso c’è qualcosa d’istintivo. Uno studente davanti ad un carro armato in piazza Tienamen, una donna che sorvola l’Atlantico. Siamo costituiti di virtù che sono le impronte digitali del nostro carattere. Il coraggio è la condizione di ogni virtù, ci porta a rivelarle: le battezza nell’acqua della vita. L’indecisione, invece, confonde le nostre emozioni, le altera, le ripudia. Frequentiamo dunque il coraggio. Una conquista ha bisogno di essere generata e l’evento coraggioso è il miglior fecondatore. Come la comunità LGBTQI affronta e incoraggia l'azione rispetto a certe tematiche e problematiche che si sono poste in questi ultimi anni ? Tipo il matrimonio, l’adozione e in definitiva il diritto di parità di un individuo lgtbq+?Il coraggio secondo me è una cosa importante. Mi viene in mente Don Abbondio nei Promessi Sposi quando dice: “quando uno il coraggio non ce l'ha, non se lo può mica dare” secondo me non è mica vero, la possiamo smentire nella nostra azione quotidiana, perchè nella questione lgbt ci sono due livelli. Il livello individuale, prima dicevamo privato, e il livello collettivo cioè quello della battaglia comune, delle lotte generali etc. Il livello individuale è importantissimo, perchè una rivoluzione della mentalità, del modo pensare comune, perchè noi agiamo nel profondo, nel loro modo di pensare più intimo, delle convinzioni su come amare, su chi amare, se è legittimo un sentimento, un'attrazione fisica. La questione individuale è decisiva, perchè il cambiamento molecolare lo fanno le persone nella loro individualità, cioè sei tu che vai a dire ai tuoi genitori che sei lesbica o sei gay, sei tu che lo dici ai tuoi colleghi di lavoro. Questa cosa dà origine ad un concetto importantissimo che è stato messo in luce dalla ricerca di Pagnoncelli che è stata presentata nella sala d'onore del consiglio dei ministri, quando l'allora ministro delle pari opportunità Vicenzo Spadafora dei 5 stelle commissionò questa ricerca sul rapporto “questione omosessuale e italiani” disse il concetto fondamentale del cambiamento molecolare è la “vicinanza”. Le persone sono cambiate, perchè hanno conosciuto una lesbica o un omosessuale e questa lesbica o questo omosessuale era un loro amico, un loro parente, un loro figlio, un loro genitore. Accettando questa persona nella sua identià, nella sua diversità, nella sua persona, nella sua differenza hanno finito per accettare la questione omosessuale in toto. Quindi la rivoluzione individuale che è avvenuta con la vicinanza, è avvenuta di pari passo a quella promossa dalla visibilità dei pride, la visibilità delle organizzazioni lgbt, la visibilità è la presenza pubblica, come dicevamo prima.Vicinanza più visibilità hanno fatto la rivoulzione, perchè la chiesa cattolica ha il suo bel dire quando afferma che l'omosessualità è peccato o le religioni monoteiste che accompagnano il pensiero cattolico, ossia i nazisti con gli striscioni appesi ai muri o ai ponti con le scritte contro i matrimoni gay, ovvero “più figli meno gay”. Quando una persona incontra un omosessuale nel quotidiano, nella consuetudine allora si chiede: “questi pregiudizi che ho io, sono giusti?” “no, sono sbagliati!”. Nel momento che questa vicinanza crea la rimozione profonda del pregiudizio avviene la rivoluzione che è sostenuta dal ruolo pubblico delle associazioni lgbt che trasformano questa vicinanza in militanza e impegno politico sociale e nei pride la si vede nella massima espressione, l'anno scorso ci sono stati 56 pride con più di un milione di persone. Quindi un movimento che era accusato di essere minoritario, elitario che diventa un movimento di massa e poi di popolo è un movimento che ha compiuto una rivoluzione gentile. Una rivoluzione che in Italia non ha prodotto morti o feriti, ma ha cambiato il modo di pensare di un intero Paese e ha garantito un livello di benessere delle persone lgbt nella visibilità, come mai era successo nella storia precedente.

4. Cosa ricorda del periodo dei cosiddetti “scravattati” da lei promosso come atto rivoluzionario? La sua esperienza da parlamentare ha scritto la storia del movimento lgbt e non solo, le va di raccontare la sua rivoluzione gentile? In Parlamento c'era l'obbligatorietà della cravatta che ritenevo un obbligo veramente stupido, soprattutto d'estate stringeva al collo, faceva sudare. Inoltre la cravatta è un oggetto pericoloso, perchè non c'è l'obbligo di lavarla e questo provoca un accumulo di batteri. Una simbologia maschile che si poteva tranquillamente superare. Quindi quando ho cominciato ad andare alla Camera senza cravatta un po'mi hanno sgridato, un po'si sono abituati e altri colleghi mi hanno seguito. L'episodio più simpatico è stato un giorno che chiacchierando con Prodi mi fa: “Ma perchè non porti la cravatta?” e io gli ho detto: “Romano, guarda ho un problema di circolazione qui nel collo e non posso portarla.”e lui mi ha risposto : “Uhm, mica prendermi per il culo, sai!”.

5. Quale proposta di legge da lei promossa avrebbe voluto vedere diventare legge in Italia e perché? Diciamo che io ho avuto la possibilità di fare calendarizzare la legge nella legislatura che è durata soltanto un anno e otto mesi e l'avevo portata a casa, perchè la commissione me l'aveva votata, una legge di 29 articoli. Una legge molto complessa, interveniva anche nel processo educativo non era solo di carattere penale, purtoppo la settimana dopo dovevo riferire in aula e Prodi andava da Napolitano a rassegnare le dimissioni. Io mi sono molto arrabbiato questa interruzione anticipata di legislatura, la gente non si rende conto che l'interruzione anticipata della legislatura è un danno per il Paese, anche in termini economici. Lì c'era la possibilità di portarla a casa la legge, c'era la maggioranza di centro-sinistra che la condivideva e che era stata molto compatta nei lavori di commissione per garantire per esempio la copertura degli assegni. Sono contento che almeno ero riuscito a farla calendarizzare e ero riuscito almeno a farla votare in commissione. Poi avevo presentato anche la legge sul matrimonio ugualitario, sul Pacs, avevo detto a Prodi di non fare una proposta di governo e di lasciare, invece, la proposta a gestione parlamentare. La proposta del governo sarebbe stata esposta a polemiche e sarebbe stata del tutto insoddisfacente com'era quella dei Dico. Una proposta inguardabile, ad esempio, i diritti diventavano effettivi dopo 9 anni di convivenza, mentre se ti sposi diventano immediati. Trattative di governo e giochi a ribasso. Ogni volta la proposta era peggiorata. Fu una vicenda bruttissima. Colgo l'occasione per dire che ci sono due leggi di cui vado particolarmente fiero, dove ho speso il mio impegno in prima persona. Una è quella sulla “protezione internazionale” in applicazione ad un grosso emendamento alle legge europea proposta per armonizzare la legge europea con gli Stati membri, lì c'era la norma sulla protezione internazionale delle persone e riuscimmo a far passare la protezione delle persone lgbt. Abbiamo celebrato questa norma nell'17 tre anni prima del Covid, 10 anni d'applicazione. Sono circa 20 mila le persone che ne hanno usufruito e sono persone che rimanendo nel loro Paese correvano il rischio di vita, perchè provenienti da Stati dove c'era la pena di morte per gli omosessuali o l'incarcerazione. Queste persone sono oggi integrate, hanno imparato l'italiano. Sono tutte al lavoro, spesso militano nei gruppi dei vari circoli locali. Una cosa di cui vado assolutamente fiero. Nel 2027 dovremmo celebrare il ventesimo di questa legge, non a caso la lega nord ha presentato alla Camera una proposta di legge per abrogarla. Al momento è ferma. Una legge che ha funzionato, perchè copriva sia gli omosessuali che i cristiani perseguitati.L'altra norma di cui vado fiero fu una norma che portammo a casa durante il governo Berlusconi. La norma sull'amministratore di sostegno che io ho gestito in commissione, la legge è del giurista Paolo Cendon che ha scritto numerosi norme sugli ultimi. Ho fatto l'intervento finale in aula alla Camera. Una legge che è stata approvata all'unanimità, tentammo anche di cancellare l'interdizione. Non ci siamo riusciti. Pare che oggi ci sia una norma per modificare l'interdizione, perchè quando sei vecchio, malato, fragile è facile per amici e parenti fare l'interdizione e prosciugarti tutto il patrimonio. Questa è una cosa che andrebbe studiata e che avevano fatto per gli omosessuali nei vari manicomi che sono stati aboliti con la legge Basaglia. Ci sono faldoni di omosessuali che venivano fatti ricoverare su denuncia dei parenti e poi gli portavano via “anche le mutande”. La recente vicenda Vattimo sta lì a dimostrarlo. Di recente Cendon mi ha detto una cosa che mi ha fatto venire i brividi: “ Ma lo sai quante persone sono nell'amministrazione di sostegno adesso in Italia: mezzo milione” e ha aggiunto “ Caro Franco, abbiamo fatto del bene a questo Paese!”



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